L'Europa alla caccia degli esopianeti

L'Europa alla caccia degli esopianeti

Ce ne sono tanti, più di quanti previsto. Solo in questa tornata la lista si arricchisce di 32 elementi. Tanto da suggerire una revisione delle teorie fin qui sostenute sulla nascita dei sistemi
Ce ne sono tanti, più di quanti previsto. Solo in questa tornata la lista si arricchisce di 32 elementi. Tanto da suggerire una revisione delle teorie fin qui sostenute sulla nascita dei sistemi

Se i risultati ottenuti in questi cinque anni dall’ European Southern Observatory di La Silla (Cile) possono insegnare qualcosa, nel futuro prossimo la caccia agli esopianeti si trasformerà da bizzarria una tantum a oggetto di dibattito e studio quotidiano. Di pianeti esterni al Sistema Solare, che ha dato i natali alla specie umana, l’Osservatorio cileno ne ha scoperti ben 32, con caratteristiche in grado di allungare pesanti ombre sulle tradizionali teorie riguardanti la formazione dei sistemi planetari .

Alla base del nuovo, corposo “bottino” di esopianeti dell’ESO, e di una parte del successo della caccia extra-solare in generale, c’è HARPS (o High Accuracy Radial velocity Planetary Searcher ), lo spettrografo che è stato sin qui in grado di individuare le piccole variazioni nello spettro luminoso sulla superficie delle stelle (provocate appunto dal passaggio dei corpi celesti indicati come esopianeti) corrispondenti a 75 dei 400 pianeti “alieni” sin qui noti.

Il bouquet planetario annunciato in una press release rappresenta a ogni modo una conquista significativa per la ricerca scientifica in virtù della grande varietà delle caratteristiche degli esopianeti , comprendenti svariate “super-Terre” (pianeti con una massa dalle due alle sei volte superiore a quella della Terra), qualche simil-Giove e un monstrum grande come otto volte il più grande dei pianeti gassosi del Sistema Solare.

Gli esopianeti sono stati individuati in orbita attorno a stelle con caratteristiche simili a quelle del Sole, così come a stelle nane dotate di poca massa prese in esame per facilitare l’individuazione delle variazioni nello spettro elettromagnetico. A questo punto i ricercatori stimano che tra il 40 e il 60 per cento di tutti i sistemi planetari esistenti nell’universo ospitino pianeti con poca massa, con il conseguente aumento esponenziale di possibilità di indagine per l’esobiologia (o ricerca di forme di vita extraterrestri).

“I modelli prevedono un numero ancora maggiore di pianeti dotati di poca massa come la Terra, quindi sono abbastanza fiducioso del fatto che ci siano pianeti simili alla Terra un po’ dappertutto” ha commentato Stephane Udry dell’Osservatorio di Ginevra, membro del team in forze all’ESO. “La natura odia il vuoto – continua Udry – quindi se c’è dello spazio per metterci un pianeta, la natura ci metterà un pianeta”.

Quello che i modelli non avevano previsto è la presenza di esopianeti in orbita attorno a stelle diversissime tra loro, nella massa come negli elementi costituenti. Diversi quasi-Giove sono stati ad esempio individuati in compagnia di stelle deprivate di elementi metallici , una scoperta che fa a pugni con l’idea data sin qui per valida che i sistemi planetari in via di formazione traggano proprio dai dischi di detriti metallici in orbita attorno alla stella la loro principale fonte di sviluppo.

Sebbene i dettagli debbano ancora essere rivelati, la scoperta dei 32 esopianeti dell’HARPS ha insomma già contribuito a sollevare nuove questioni nel dibattito scientifico, in attesa che strumenti di nuova generazione permettano di individuare con precisione la loro posizione e l’eventuale presenza di quasi-Terre nella cosiddetta “zona abitabile”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 20 ott 2009
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