Dati nella Nuvola: e se piovesse?

Dati nella Nuvola: e se piovesse?

di Marco Calamari - Risparmi e affidabilità fra le promesse di coloro che addensano nuvole al servizio dei cittadini della rete. Dati a catinelle quando si scatenerà il temporale
di Marco Calamari - Risparmi e affidabilità fra le promesse di coloro che addensano nuvole al servizio dei cittadini della rete. Dati a catinelle quando si scatenerà il temporale

Il Cloud Computing ed il Software come Servizio sembrano diventati i due binari che condurranno la Rete verso il futuro. Gli argomenti a favore di questi approccio pervasivo sembrano conclusivi ed inoppugnabili.

Per i privati, ormai connessi alla rete per una parte consistente del loro tempo, poter fruire di servizi economici, o magari addirittura gratuiti (apparentemente) sembra una occasione troppo ghiotta e comoda per lasciarsela sfuggire.

Alle aziende che vendono software attraverso i canali tradizionali non par vero di poter buttare a mare tutta la rete distributiva, fidelizzare il cliente che gli verserà piccoli oboli quotidiani, ed in più gli fornirà dati personali e di profilazione utili e di valore.

A tutte le altre aziende che devono usare software per le loro attività viene mostrata l’offerta di tutti i grandi fornitori IT che si arricchisce di questi servizi e che hanno una caratteristica comune: quando inseriti nei conti aziendali, evidenziano risparmi di gestione e diminuzione di TCO indiscutibili e quindi sembrano di adozione obbligatoria.

Insomma tutti, ditte ed aziende, vedono sporgersi dalla Nuvola i volti familiari di venditori famosi, che a grandi gesti li invitano ad entrare in un mondo fatto di software e servizi affidabili, un mondo di certezze, sicurezza, qualità e risparmi. Lucignolo descrive al povero Pinocchio meraviglie simili mentre lo fa salire sul carro diretto al Paese dei Balocchi, ma questa è certamente una coincidenza che non significa nulla.

Le aziende sono comunque abbastanza caute ad imbarcarsi in avventure nuove, visto che l’outsourcing impazzito degli ultimi anni le ha costrette ad inventare il termine opposto “backsourcing”, ovvero riportare all’interno dell’azienda quelle attività che erano state affidate a fornitori esterni nella speranza di risparmiare, e che invece hanno condotto a perdite, monetarie o anche molto peggiori.

I privati, gli utenti informatici, sono invece appena all’inizio di questo percorso, e per loro risparmio e qualità sono solo speranze, non fatti provati. Le persone però differiscono dalle aziende per l’esistenza di una sfera personale, vissuta come primitiva, evidente, intoccabile ed inalterabile. L’uso del software come servizio trasferisce però nella nuvola strumenti quotidiani che ci sono indispensabili, che consideriamo parte di noi, nostra proprietà. Basta vedere cosa è successo negli ultimi anni con la musica ed i libri che acquistiamo, che sempre meno sono di nostra proprietà e sempre più sono temporanee e limitate concessioni da parte di “veri” proprietari spesso molto defilati e nascosti.

Inoltre l’utilizzo del cloud computing trasferisce nella nuvola i nostri dati, le nostre azioni, la nostra storia, sempre una parte di noi stessi. La maggior parte del Popolo della Rete è completamente impreparato a giudicare questo passo, e quindi quando lo farà o verrà esortato a farlo sarà in un certo senso ingannato, come spesso già accade in altri campi purtroppo.

Allora riduciamo il problema ai minimi termini, ad una sola domanda: quando i nostri dati, i nostri strumenti, una parte di noi stessi saranno non nel nostro fido PC ma nella nuvola, cosa ne sarà di noi se cominciasse a piovere?

Non è la pioggia che alcuni proprietari di cellulari hanno sperimentato di recente perdendo tutti i dati che erano affidati ad un robusto e modernissimo servizio di custodia nella Nuvola. Quella è stata una pioggerellina di primavera, per cui non vale nemmeno la pena di aprire l’ombrello.
No, cosa succederà quando scoppieranno tempeste ed uragani?
Cosa sarà di noi se i dati non saranno più nostri, ma fisicamente solo di altri, sepolti in sistemi tanto complessi quanto ridotti all’osso ed inaffidabili come quelli odierni?

Cosa ci succederà quando, e non se, i nostri dati, ormai bloccati in tutto o in parte da leggi digitali scritte ad hoc e da accordi di licenza in legalese stretto, ci verranno pian piano sottratti?
Per allora saranno pronte leggi che ci disconnetteranno dalla Rete a piacimento di tanti, la magistratura non dovrà permettersi di intervenire e comunque, il foro competente sarà alle Isole Cayman o su Callisto.

Grazie per aver ascoltato il meteo. Restate con noi.

Marco Calamari

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Pubblicato il
30 ott 2009
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