Skype su Linux sarà open. Più o meno

Skype su Linux sarà open. Più o meno

Il software VoIP per antonomasia dovrebbe presto cambiar pelle. Mantenendo un cuore proprietario. Quanto basta, però, per scatenare la fantasia: in ballo ci sono Android, Maemo, Chrome OS. E tanti altri, tutti in attesa che si faccia la pace in tribunale
Il software VoIP per antonomasia dovrebbe presto cambiar pelle. Mantenendo un cuore proprietario. Quanto basta, però, per scatenare la fantasia: in ballo ci sono Android, Maemo, Chrome OS. E tanti altri, tutti in attesa che si faccia la pace in tribunale

Skype per Linux si converte all’open source , per lo meno stando alle indiscrezioni circolate in rete in queste ore. Indiscrezioni che vengono invero parzialmente confermate dalla società, che ammette la propria intenzione di “trasformare Skype per Linux in un’applicazione open source nel prossimo futuro e rendere il codice sorgente dell’interfaccia utente disponibile per tutta la community”.

“Si, c’è una versione open source del client Linux in via sviluppo” conferma un portavoce di Skype, dicendo che l’iniziativa sarà parte di un’offerta più ampia su cui la società non ha ancora intenzione di sbottonarsi più di tanto. Nel gioco delle indiscrezioni una cosa appare già chiara: Skype rilascerà sotto licenza open solo il codice dell’interfaccia grafica del suo software, tenendosi ben stretti i segreti del cuore del programma: vale a dire il protocollo di comunicazione VoIP noto come Global Index .

Anche stando così le cose, a ogni modo, uno Skype per Linux “quasi” open source potrebbe aprire le porte alla proliferazione di client compatibili per l’intero ecosistema del Pinguino che va dai desktop ai netbook, dagli smartphone basati su Maemo di Intel (come il recente N900 di Nokia) ai tablet, passando eventualmente per il prossimo Google Chrome OS.

E Global Index? I destini della tecnologia di proprietà di JoltID dipendono dalla causa intentata contro Skype dalla suddetta società (creata dagli ex-founder di Skype Janus Friis e Niklas Zennstrom), una causa che oramai si combatte a suon di richieste di ingiunzioni e che è sin qui riuscita nell’imbalsamare le trattative per la cessione di Skype a una “cordata” di investitori e società di capitali di ventura.

Il cuore di Skype non sarà open perché Skype è “nei guai” con la legge, anche se recenti indiscrezioni parlano di una discussione in corso tra le parti che nella migliore delle ipotesi potrebbe concludersi con un accordo extra-giudiziale e il salvataggio di capra, cavoli e VoIP. E senza che Skype debba essere obbligata a immaginarsi tecnologie alternative , dai costi probabilmente superiori a Global Index.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
3 nov 2009
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