Accordo Intel-AMD, il day after

Accordo Intel-AMD, il day after

Archiviata la storica intesa dei due grandi produttori di microprocessori, si pensa ora a valutare le possibili conseguenze sul mercato e per le aziende coinvolte. Sui cui destini incombono incognite ancora tutte da soppesare
Archiviata la storica intesa dei due grandi produttori di microprocessori, si pensa ora a valutare le possibili conseguenze sul mercato e per le aziende coinvolte. Sui cui destini incombono incognite ancora tutte da soppesare

L’ intesa tra Intel e AMD ha stabilito il punto fondamentale della non-belligeranza tra le due potenze mondiali dei microprocessori, mettendo fine a una rivalità storica fatta di minacce, accuse reciproche e concorrenza a suon di carte bollate. Ma l’allontanamento dai tribunali non è l’unico fattore destinato a condizionare il futuro di Santa Clara e Sunnyvale , entrambe impegnate ad affrontare problematiche di non facile soluzione e dalla conclusione ancora tutta da scrivere.

AMD, tanto per cominciare, parrebbe essere la parte che è uscita meglio dall’accordo, sostanzialmente una dichiarazione di colpevolezza da parte di Intel e contemporaneamente una capitolazione di fronte alle richieste del concorrente: d’ora in poi AMD potrà permettersi di operare sul mercato come più le aggrada, senza preoccuparsi della mancanza di licenze per la produzione di processori compatibili x86.

Globalfoundries , la spin-off nata dallo scorporamento del reparto produttivo di AMD e dall’investimento di capitali freschi e sostanziosi, potrà insomma continuare le proprie attività in totale tranquillità permettendo a Sunnyvale di focalizzarsi esclusivamente sul lavoro di design e sviluppo delle tecnologie alla base dei suoi processori. Non a caso il management del produttore si dichiara “molto soddisfatto” della pax tecnologica tra le due eterne rivali assicurando pieno supporto alle necessità produttive di AMD e preventivando nel contempo la ricerca “aggressiva” di nuovi clienti.

Intel aveva messo in discussione il diritto di AMD di servirsi della fab fuoriuscita – che cessava così di essere una sua sussidiaria – per la produzione di massa dei microprocessori, ma l’accordo fresco di penna ha messo fine a qualunque pretesa legale Santa Clara volesse far valere sull’operazione spin-off. La possibilità di navigare libera e indipendente data a Globalfoundries è appunto uno dei “tre componenti chiave” che il CEO di AMD Dirk Meyer evidenzia nel commentare l’accordo.

Si apre una nuova era per AMD, sottolinea Mayer, un’era di progresso, sviluppo tecnologico, libertà produttiva e casse rimpinguate grazie agli 1,25 miliardi di dollari pagati da Intel a suggello dell’intesa. Per AMD va insomma tutto bene, o quasi: la ritrovata libera concorrenza con il rivale di sempre non risolverà come per magia tutti i problemi di Sunnyvale, che tra le altre cose è costretta ad affrontare e risolvere il nodo del confronto con prodotti concorrenti che negli ultimi anni si sono rivelati essere sempre e comunque competitivi in quanto a performance ed efficienza delle scelte di design.

Né l’accordo con Intel prevede che quest’ultima cambi un modello di business così aspramente contestato da AMD, inclusi i programmi di sconto per l’acquisto di grandi quantitativi di processori e sistemi “Intel Inside” che tanto hanno fatto gridare allo scandalo la “piccola” Sunnyvale negli anni scorsi.

Passando a valutare la situazione di Intel, le cose si fanno altrettanto complicate per via delle poche luci e delle tante ombre. La necessità di pagare oltre un miliardo ad AMD condizionerà i ricavi netti del quarto quarto dell’anno fiscale di Intel sino a far “bruciare” 800 milioni di dollari , anche se per una multinazionale col giro di affari di Santa Clara ammortizzare quel miliardi e venticinque equivale a sacrificare appena 12 giorni di ricavi complessivi permettendo di assorbire la botta senza contraccolpi eccessivi .

A Intel fa certamente comodo sapere che AMD non vuole più conquistare il suo scalpo nei tribunali, e la situazione fattuale di una concorrenza più forte rafforza l’idea che l’azienda non sia un colosso votato al mantenimento di uno status quo tecnologico e alla tutela di interessi particolari. Molto opportunamente, nel descrivere l’accordo con AMD, gli executive del colosso statunitense parlano di una scelta di business pragmatica seguita a un’attenta valutazione dei rischi.

Altra storia ancora tutta da scrivere è poi la perdurante condizione di imputato che Intel vive di fronte alle autorità antitrust di qua e di là dell’Atlantico , con il procuratore generale di New York Andrew Cuomo e la Commissione Europea che hanno già fatto sapere che per loro non cambia nulla e le rispettive indagini e richieste di super-multe andranno avanti senza badare all’accordo.

Dal punto di vista tecnologico, infine, gli analisti ipotizzano che sul medio e lungo periodo Intel non dovrà affrontare la minaccia AMD quanto piuttosto quella delle tecnologie ARM per i dispositivi mobile e MID (Mobile Internet Device), piattaforma dietro cui muovono le fila (tra gli altri) Qualcomm, Texas Instruments, Freescale e NVIDIA, e che rappresenta il concorrente naturale di Santa Clara per i progetti SoC, Atom e quant’altro.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 13 nov 2009
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