Lo zombie del Crunchpad: JooJoo

Lo zombie del Crunchpad: JooJoo

Il tablet da salotto non è affatto morto e uno dei due partner del progetto ne annuncia la commercializzazione. Ma il futuro appare incerto, tra cause legali e un prezzo non proprio popolare
Il tablet da salotto non è affatto morto e uno dei due partner del progetto ne annuncia la commercializzazione. Ma il futuro appare incerto, tra cause legali e un prezzo non proprio popolare

Michael Arrington, founder del blog tecnologico TechCrunch , aveva dato la notizia della morte prematura di CrunchPad spiegando come dietro la situazione ci fosse una storia di disaccordi, doppio gioco e interessi economici divergenti. “La morte del dispositivo è stata parecchio esagerata” dice ora il CEO di Fusion Garage Chandrasekar “Chandra” Rathakrishnan, annunciando che il tablet per la “Internet da salotto” è in dirittura d’arrivo sul mercato : si chiamerà JooJoo e costerà il doppio del prezzo originariamente comunicato da Arrington.

Chandra mostra JooJoo all’opera descrivendone le caratteristiche: touch screen da 12,1 pollici, nessun tasto visibile tranne uno switch per l’accensione/spegnimento, la capacità di eseguire applicazioni Internet incluso lo streaming di flussi video in alta definizione. JooJoo si avvia in un tempo totale di 9 secondi, “non 2 minuti, non 30 secondi ma solo 9 secondi” sottolinea il CEO di Fusion Garage evidentemente soddisfatto del lavoro della sua società.

Il dispositivo è completamente incentrato sul tocco, sui comandi gestuali per scorrere e fare lo scrolling di ebook, pagine web, “quotidiani digitali” e playback musicale. Il tutto disponibile al prezzo di 500 dollari, in vendita online a partire dal prossimo 11 dicembre 2009. Chandra risponde alle prevedibili questioni sui rapporti con Arrington parlando di una situazione diametralmente opposta a quella descritta dal suo ex-socio in affari .

“Michael aveva fatto molte promesse – dice Chandra – nessuna delle quali si è concretizzata. Abbiamo lavorato con lui per l’ultimo anno e mezzo ma dovevamo andare avanti. Noi abbiamo sviluppato l’hardware, il software e abbiamo persino pensato ai fondi… Michael non ha accettato la nostra ultima offerta di lavorare assieme”, vale a dire la qualifica di responsabile del marketing e poco altro.

Ma Arrington, evidentemente, non è esattamente d’accordo con quel che sostiene il CEO di Fusion Garage (“il marchio è nostro e non c’era alcun accordo con Arrington”) e promette lotta dura senza paura a mezzo tribunali. C’è poi la non secondaria questione sulla problematica eventualità che Joo Joo sopravviva sul mercato nonostante le pesanti pecche da cui è afflitto: nonostante lo spettro di una causa invalidante, un prezzo enorme rispetto a quello iniziale e un’imbarazzante mancanza di funzionalità se rapportato agli attuali iPhone, Android e compagnia, ma anche in confronto al tanto chiacchierato iTablet di Apple del prossimo futuro.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 dic 2009
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