Email, quanti onorevoli rispondono?

Email, quanti onorevoli rispondono?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo i risultati di un piccolo esperimento: cosa accade quando un insegnante scrive alle mailbox dei parlamentari su un problema che gli sta a cuore?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo i risultati di un piccolo esperimento: cosa accade quando un insegnante scrive alle mailbox dei parlamentari su un problema che gli sta a cuore?


Roma – La settimana scorsa, all’indomani dell’approvazione da parte del Senato della riforma della scuola (la cosiddetta “riforma Moratti”), il sito web del periodico Diario ha pubblicato dei dati piuttosto interessanti. La riforma è passata (per diventare legge dello Stato, con lo strascico di polemiche facilmente comprensibile che ne è seguito) per 146 voti favorevoli e 106 contrari. Il sito ha segnalato che nel precedente dibattito alla Camera, il provvedimento di legge è stato approvato per soli 25 parlamentari in più. Ma c’è di più, nelle sedute dell’11 e del 13 febbraio scorsi sarebbero risultati assenti ben 130 deputati dell’opposizione.

Sul sito in questione era possibile scaricare un file contenente l’elenco dei nominativi, degli indirizzi di posta elettronica e dei corrispondenti gruppi parlamentari. Da insegnante, cittadino e utente della rete, ho deciso di cimentarmi in un piccolo ed innocente esperimento che mi ha messo nelle condizioni di esprimere ai deputati assenti il mio disappunto per la mancata partecipazione al dibattito e alla votazione di un provvedimento che avrebbe comportato cambiamenti così incisivi in un contesto di primaria importanza vitale per il Paese quale la scuola.

Nient’altro che una dimostrazione di quella che io chiamo “partecipazione” attraverso quegli strumenti che a qualunque livello istituzionale vengono considerati precipui per il rapporto tra il cittadino e le istituzioni, nella ricerca, per quanto possibile, di una trasparenza che renda sempre meno incolmabile il solco del “gap” tra eletto ed elettore, tra rappresentante e rappresentato.

Ho deciso di inviare una breve e-mail a ciascuno dei nominativi dei 130 parlamentari elencati (che, ripeto, appartenevano tutti ai gruppi dell’opposizione) per chiedere loro conto delle assenze in giorni così cruciali e determinanti per l’approvazione della riforma scolastica.

Da questo esperimento sono emersi risultati che, a mio giudizio, sono rivelatori del fatto che non è possibile considerare ancora colmato il divario che si crea tra le istituzioni e i cittadini e che la tanto decantata informatizzazione della popolazione e degli uffici pubblici crea solo in teoria le condizioni per un accesso veloce ed indiscriminato alle risorse dello Stato, ma in pratica riesce a costituire esclusivamente un baraccone piuttosto difficile da gestire e sempre più incapace di offrire al cittadino la possibilità di avere risposte adeguate alle sue domande.

Ma andiamo per ordine. In primo luogo ecco il testo spedito a ciascuno dei 130 parlamentari oggetto della mia ricerca:

Gentile Onorevole, la disastrosa riforma della scuola pubblica italiana è passata in via definitiva al Senato della Repubblica. Per bloccarla alla Camera, da quello che mi risulta dai dati forniti dalla stampa, sarebbero bastati 25 voti contrari.
Purtroppo sono risultati ben 130 i Deputati dell’opposizione assenti alle sedute relative, tra cui Lei.
Si tratta di un atteggiamento che non fa onore alle forze di opposizione che avrebbero avuto tutto il diritto (ma soprattutto il dovere) di non permettere il passaggio di un simile scempio, che getta nel più totale degrado una delle Istituzioni fondanti della vita democratica del nostro Paese.
In un momento di profonda incertezza come quello che stiamo vivendo, rivalutare il ruolo della scuola pubblica come luogo di formazione dei cittadini, attraverso la difesa del suo status avrebbe costituito motivo di orgoglio e di senso di appartenenza per qualunque cittadino sinceramente attaccato alle Istituzioni. Come cittadino, elettore e lavoratore della scuola pubblica è troppo sperare in una risposta?



Al momento della spedizione dei 130 messaggi (fatta attraverso un normale computer portatile, con modem a 56 e connessione analogica) sono arrivati dei messaggi di temporaneo down del sistema di posta elettronica della Camera dei Deputati, per cui non è stato possibile raggiungere 7 dei 130 destinatari iniziali.

La prima risposta è arrivata dopo poco più di due ore. Autore l’onorevole Pistelli (Margherita) che si aggiudica indubbiamente il titolo di parlamentare più veloce tra quelli interpellati. Seguono in ordine di tempo gli onorevoli Mussi, Bellillo, Folena, Annunziata, Marcora, Gambini, Bulgarelli, Buffo, Stradiotto, Tolotti. In tutto 11 risposte in una settimana, meno del 10% dei componenti del “recipiente” realmente raggiunti.

Si dice che le percentuali di risposta allo spamming siano spesso più alte e, trattandosi di una domanda rivolta a dei parlamentari democraticamente eletti (non certo di discussioni riguardanti oggetti o servizi da comperare, pubblicità a questo o a quel sito e quant’altro), la cosa non è molto incoraggiante.

Come non è incoraggiante aver visto che, tra le risposte arrivate, sono stati utilizzati dei forward di mail già spedite ad altri utenti (di cui, naturalmente, vengono forniti gli indirizzi di posta elettronica, con buona pace del diritto alla privacy). Insomma, anche tra i nostri parlamentari si va sempre di più verso una cultura del “preconfezionato”. Un onorevole mi chiede di fornirgli il mio numero di telefono (l’enorme incertezza nello stabilire il reale mittente di un messaggio di posta elettronica impensierisce anche i nostri deputati, almeno finché non esisterà in Italia un sistema certo che possa testimoniare che, sì, sono proprio io quello che ha spedito quella mail), un altro passa da un prudenziale e rispettoso “lei” di cortesia, a un “tu” certamente meno formale ma molto più spiazzante. Uno mi comunica che in realtà in quei giorni era regolarmente presente alle sedute. Molti chiariscono che in quei giorni erano esonerati dal presenziare ai lavori per motivi di salute, alcuni, infine, si dichiarano un po’ infastiditi dal fatto di essere stati contattati da altri sette cittadini oltre me, altri si dichiarano infastiditi a basta (quella degli insegnanti, si sa, è razza rompiscatole e assai dura da tenere a bada).

Tuttavia bisogna riconoscere ai deputati che hanno risposto di aver saputo, sia pure nella varietà delle loro risposte (spesso molto contraddittorie tra di loro) di essere stati i soli ad aver compreso l’importanza di un mezzo come la posta elettronica per mantenere il rapporto con gli elettori e i cittadini in genere. Un dialogo che restituisce soprattutto alla rete quel senso di democrazia e di uguaglianza tra gli utenti con cui era nata e con cui, per molti versi, continua a proporsi.

Quello che, invece, non convince, solo le restanti 112 risposte non ricevute. Un quantitativo di silenzio certamente pesante che grava sulla possibilità di ciascuno di noi di accedere a un dialogo vero ed autentico con chi ci rappresenta in Parlamento.

C’è solo da augurarsi che questo tipo di tendenza si inverta in modo radicale, altrimenti saremo costretti a riconsiderare il fatto che le distanze annullate da Internet in termini di spazio e di tempi, vengono amplificate in termini di staticità o, peggio, di indifferenza.

Valerio Di Stefano
www.classicistranieri.com

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Pubblicato il
18 mar 2003
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