Russia, l'ISP che ci provava?

Russia, l'ISP che ci provava?

Gli utenti del provider Yota confermano notevoli difficoltà nell'accedere a diversi siti legati all'opposizione di governo. Per l'ISP, si tratterebbe solo di siti ritenuti estremisti dalla giustizia. Ma c'è chi parla di blacklist aggiornate
Gli utenti del provider Yota confermano notevoli difficoltà nell'accedere a diversi siti legati all'opposizione di governo. Per l'ISP, si tratterebbe solo di siti ritenuti estremisti dalla giustizia. Ma c'è chi parla di blacklist aggiornate

C’è chi in Russia percepisce dell’odore di censura a sfondo politico, dopo il presunto coinvolgimento diretto di Russian Technologies all’interno di un piano governativo volto a bloccare l’accesso ad alcuni siti web d’opposizione . A dichiararlo , Denis Bilunov, membro del movimento L’Altra Russia , fondato a Mosca nel luglio 2006 per raccogliere attivisti bipartisan contro l’operato del Presidente Vladimir Putin.

Tra questi, il famoso scacchista Garry Kasparov , il cui sito – Kasparov.ru – sarebbe stato reso inaccessibile agli utenti del provider Yota , gestito in parte proprio da Russian Technologies , azienda controllata a livello statale. Pare che, insieme allo spazio online dello scacchista, il provider di Mosca abbia bloccato altri siti, tra cui quello di Solidarity Rusolidarnost , movimento liberal-democratico fondato nel 2008, e della rivista d’opposizione The New Times , stando a quello che ha dichiarato il suo stesso web editor.

Yota ha negato, dichiarando di non aver bloccato alcun sito. Ma Denis Sverdlov, a capo dell’operatore WiMAX Skartel che gestisce l’ISP, avrebbe confermato l’operazione condotta contro spazi online definiti estremisti dal Ministero di Giustizia russo. Ecco perché alcuni utenti di Yota avrebbero riscontrato serie difficoltà nell’accedere al sito Kavkazcenter.com , legato al movimento di ribellione ceceno. Lo stesso Sverdlov ha dichiarato in una email di aver ricevuto precisi ordini a novembre da parte delle autorità di Mosca.

Il CEO di Skartel ha parlato di estremismo, escludendo i già citati siti d’opposizione dalla lista nera stilata dal governo. Il Kavkazcenter era stato infatti definito estremista nel 2008, poi inserito periodicamente nella blacklist degli spazi da rendere irraggiungibili. Il blocco di siti come quello di Kasparov sarebbe stato conseguenza di alcune difficoltà tecniche . Almeno secondo Sverdlov.

A riprova di queste spiegazioni, il fatto che persino il sito del Cremlino avrebbe subito un collasso temporaneo delle proprie attività online. Allo stesso tempo, pare che soltanto gli utenti di Yota abbiano avuto difficoltà nel raggiungere lo spazio web del movimento di ribellione ceceno. Un file audio ha poi fatto la sua comparsa su Internet: una voce femminile, sembra in rappresentanza dell’ISP, ha spiegato che i siti di Kasparov e di Rusolidarnost sono stati aggiunti nella lista nera dei mascalzoni dissidenti della Rete.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
22 dic 2009
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