Il supercomputer cinese fatto in casa

Il supercomputer cinese fatto in casa

Ufficialmente presentato il nuovo progetto per scalare la classifica "Top 500" da quest'anno. Via gli AMD, entra in gioco l'ultima generazione di processori multicore sviluppati interamente nel paese asiatico
Ufficialmente presentato il nuovo progetto per scalare la classifica "Top 500" da quest'anno. Via gli AMD, entra in gioco l'ultima generazione di processori multicore sviluppati interamente nel paese asiatico

Quest’anno la Cina è decisa a cambiare marcia in ambito supercomputer, abbandonando una volta per tutte i processori AMD adottati nel 2008 con Dawning 5000A e nel 2009 con Tianhe-1 , e facendo debuttare nella società tecnologica che conta il suo processore “homebrew” Godson / Loongson .

Atteso entro la metà del 2010, il supercomputer Dawning 6000 dovrebbe essere il primo sistema di classe petaFLOP cinese per di più basato su un progetto, quello di Loongson appunto, che ha sin qui conosciuto alterne fortune. Originariamente pensato come strumento autarchico di emancipazione tecnologica dai due soliti chipmaker americani che hanno in mano il mercato (AMD e Intel), questo processore a 64 bit con tendenze multicore non è mai riuscito a spiccare in quanto a potenza ed è finito a equipaggiare sistemi di basso profilo come nettop e netbook.

Loongson 3, la terza generazione del microchip cinese, rappresenta secondo i ricercatori asiatici una buona opportunità di far spiccare il balzo alla potenza industriale cinese sino a metterla in competizione diretta con quelle più avanzate. Basato sulla oramai desueta architettura MIPS, una ipotetica versione avanzata di Loongson 3 potrebbe arrivare a contenere ben 16 core permettendo la costruzione del supercomputer con soli 782 microprocessori.

Rispetto alla versione precedente, la terza generazione del china-chip porta in dote (tra le altre cose) la capacità di fare la traslazione in hardware delle istruzioni x86 , una caratteristica fondamentale considerando che la piattaforma di Intel rappresenta lo standard di fatto nel settore dei supercomputer anche se non è dato sapere con che livello di prestazioni tale traslazione avviene.

La sfida che gli ingegneri cinesi hanno davanti non è di quelle facili, a ogni modo: l’utilizzo di una tecnologia derivata dall’architettura MIPS pone non poche difficoltà nell’adattamento del processore agli scenari operativi standard dei supercomputer. Intel, comunque, ha fatto sapere di voler dare “il benvenuto” al nuovo arrivato, continuando a professare sicurezza nei propri mezzi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 gen 2010
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