USA, droni 3D per guerra 2.0

USA, droni 3D per guerra 2.0

Le forze armate ricorrono alle tre dimensioni per aumentare l'efficacia del controllo sul territorio ostile. A curarne lo sviluppo sarà, come sempre, DARPA
Le forze armate ricorrono alle tre dimensioni per aumentare l'efficacia del controllo sul territorio ostile. A curarne lo sviluppo sarà, come sempre, DARPA

Droni volanti equipaggiati con fotocamere 3D per creare una mappatura virtuale del territorio nemico, dando così modo alle truppe in carne e ossa di svolgere più efficacemente i propri turni di sentinella. Questo l’obiettivo con cui il Pentagono ha definito il programma Fine Detail Optical Surveillance (FDOS). Lo sviluppo è stato affidato ai tecnici DARPA, arcinota agenzia governativa che da anni gestisce progetti riguardanti soluzioni hi-tech per i militari e le forze dell’ordine USA.

FDOS dovrebbe quindi fornire ai soldati statunitensi impegnati al fronte uno strumento che garantisca all’operatore una percezione elevata dell’ambiente circostante , indipendentemente da elementi variabili quali le condizioni atmosferiche e la conformazione del territorio. Il sistema dovrebbe inoltre integrare le attuali ricognizioni eseguite da velivoli UAV: si renderebbe quindi necessario un ulteriore device da affidare ai vari militari impegnati nel contesto bellico.

Questa sezione del programma per ora non è stata svelata , ma secondo gli addetti a lavori si tratterebbe dello step più complicato da affrontare per DARPA. Sono state infatti sollevate questioni di carattere medico circa le modalità di visualizzazione delle informazioni ricavate dalle cam tridimensionali montate su Predator o simili: l’hype generatosi ultimamente intorno al 3D sotto il profilo cinematografico ha messo in evidenza stanchezza oculare e mal di testa, quali risultati di un’eccessiva esposizione al contenuto in tre dimensioni.

L’evolversi dei campi di battaglia aveva già portato lo stato maggiore USA a spingere per un generale ammodernamento della dotazione delle truppe di terra, ritenuta poco adatta agli attuali scenari dove cooperazione, e quindi la comunicazione, tra diverse entità militari è fondamentale per una conclusione positiva della missione.

Di droni equipaggiati con tecnologie simili, tuttavia, se ne parla già da tempo e proprio DARPA in passato è stata coinvolta in progetti che prevedevano lo sviluppo di robot comandati a distanza per assolvere compiti di polizia o, come in quest’ultimo caso, di vedetta.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
26 gen 2010
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