Libero o... Poliziotto?

Libero o... Poliziotto?

Il portalone Wind comunica che per usare l'hosting Digiland occorre usare esclusivamente i suoi servizi di accesso ad internet. Per contrastare la diffusione di contenuti illegali. Una mossa che a molti non piace. Colpa della legge?
Il portalone Wind comunica che per usare l'hosting Digiland occorre usare esclusivamente i suoi servizi di accesso ad internet. Per contrastare la diffusione di contenuti illegali. Una mossa che a molti non piace. Colpa della legge?


Roma – In tanti, da più di 24 ore scrivono a Punto Informatico per segnalare quello che molti ritengono un abuso, cioè la nuova policy di Libero-Digiland per l’aggiornamento dei siti ospitati su quei server che da anni forniscono hosting gratuito.

In una lettera diffusa da Libero, infatti, si legge:

Gentile cliente,
al fine di ridurre sensibilmente il rischio di ospitare contenuti illegali sullo spazio WEB di Digiland ti informiamo che a partire dal 24/03/2003 la pubblicazione o modifica dei contenuti su spazio WEB ospitati da Digiland, potrà avvenire esclusivamente collegandosi tramite POP o connessione ADSL Libero, Infostrada o Wind.

Qualora, decidessi di cancellare i tuoi contenuti, potrai farlo disabilitando il servizio di spazio web all’indirizzo: http://digiland.libero.it/

Il fatto che Digiland intende obbligare all’uso dei servizi di Libero non è piaciuta a tanti che sono rimasti sorpresi anche dal fatto che la nuova policy è entrata in vigore nel giorno stesso in cui veniva comunicata.

“Ma vi pare possibile una cosa così? – scrive a Punto Informatico Giorgio L. – Io non mi collego da uno dei loro pop, né ho un adsl loro. Forse possono farlo. Ma l’avviso arriva lo stesso giorno in cui disabilitano il servizio. E se il mio sito non fosse solo un passatempo, ma mi servisse per lavorare?”. Una domanda che probabilmente si sta ponendo anche chi è abituato ad aggiornare il proprio sito da postazioni pubbliche, netcafé o altrove dove non sia disponibile una connessione Wind.

“Io – scrive Francesco P. – avrei anche potuto prendermi la briga di tirare fuori dall’armadio il mio vecchio e logoro modem, riattaccarlo alla linea telefonica, e comporre il numero che per tanti anni mi ha accompagnato nel mondo virtuale di Internet… ma credo che posta così, come hanno fatto loro, sia inaccettabile”. L’azienda stessa, d’altra parte, ricorda nella lettera che è sempre possibile cancellare i propri contenuti da Digiland.

Va detto che nella policy di Digiland non si fa alcun riferimento al tipo di connessione necessaria ad utilizzarne i servizi. Una mancanza che con ogni probabilità l’azienda provvederà a colmare nelle prossime ore.

Secondo alcuni però il rischio più grave sarebbe nel fatto che con questa email Libero-Digiland intenderebbe trasformarsi da fornitore di spazio web a giudice di quanto vi viene pubblicato. “Se vengono inseriti contenuti che ‘loro’ ritengono ‘illegalì – si legge su una delle numerose mailing list che in queste ore stanno commentando la lettera di Digiland – allora verranno uccisi d’ufficio con un sequestro preventivo”.

Ma di nuovo non c’è nulla da questo punto di vista, se si considera quanto riportato nella policy:
Italia OnLine si riserva il diritto di rimuovere dal proprio sito, senza preavviso, la registrazione di utenti e il materiale da essi prodotto qualora fossero violate le regole e le condizioni d’utilizzo del sito descritte sopra da parte dell’utente.

Va sottolineato poi che vi sono provider di hosting italiani molto conosciuti che operano censure preventive nei confronti di materiali pubblicati dai propri clienti che loro ritengono possano causare problemi legali, persino quando lo spazio web viene pagato dai clienti stessi. Spesso questo accade senza che il cliente venga avvertito.

Ma al di là del modus operandi dei singoli fornitori di servizi, c’è da dire che una forma di censura preventiva di certi contenuti viene perseguita da molti operatori a causa dell’attuale incertezza normativa italiana. Se in altri paesi europei è accertato dalla legge e dalla giurisprudenza che un fornitore può essere ritenuto responsabile di quanto appare sui propri network soltanto se non agisce nei confronti di contenuti illegali quando segnalati dalla magistratura, in Italia di certezze per i provider non ce ne sono. E, dunque, non ce ne sono neppure per i loro utenti.

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Pubblicato il
26 mar 2003
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