Google Toolbar, il tracciamento è d'obbligo

Google Toolbar, il tracciamento è d'obbligo

Un ricercatore individua un comportamento non desiderato della toolbar di Mountain View: in certe condizioni tende a tracciare le abitudini di navigazione degli utenti anche quando viene disabilitata
Un ricercatore individua un comportamento non desiderato della toolbar di Mountain View: in certe condizioni tende a tracciare le abitudini di navigazione degli utenti anche quando viene disabilitata

Mentre le polemiche sullo scontro tra Google Cina non accennano a diminuire e si arricchiscono di speculazioni realistiche ancorché poco lusinghiere per Mountain View, il docente della Harvard Business School Ben Edelman apre un nuovo fronte comunicando i risultati di una sua indagine sul comportamento di Google Toolbar. Il tool, sostiene Edelman, traccia le abitudini di navigazione degli utenti anche dopo essere stato disabilitato .

Contornando il suo articolo di screenshot catturati nelle varie sessioni di “sniffing” condotte su Internet Explorer 8, Edelman prova che nel caso in cui fossero attive le “caratteristiche avanzate” (vale a dire la visualizzazione del PageRank delle pagine web e Sidewiki per commentare i siti Internet) la toobar di Google continua a comunicare i dettagli di navigazione dell’utente ai server di Mountain View.

Il problema, che dal Googleplex definiscono “bug” e assicurano di voler risolvere con il prossimo upgrade al software, non si presenta su Internet Explorer 7, Firefox o Chrome. Google sostiene che l’incidente ha influenzato la navigazione di un numero limitato di utenti senza però rivelare alcun dato preciso a riguardo.

Le critiche di Edelman (già consulente di società concorrenti di Google e impegnato anche in una causa legale contro Mountain View) vanno però oltre la toolbar, coinvolgendo le modalità di controllo delle caratteristiche del tool e l’EULA visualizzata in occasione dell’installazione.

Le “enhanced features” che continuano a comunicare con i server remoti sono estremamente facili da attivare, dice il ricercatore, non altrettanto da disabilitare e la cosa non gioca certo a favore della privacy degli utenti. Per quanto riguarda l’accordo di licenza, inoltre, le modalità di visualizzazione che ne complicherebbero inutilmente la consultazione sarebbero una ulteriore conferma della scarsa attenzione di Google per le legittime istanze di trasparenza manifestate dai netizen.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 gen 2010
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