Spagna, il provider batte cassa per Google

Spagna, il provider batte cassa per Google

La proposta del presidente di Telefonica: se i grandi motori di ricerca usano il nostro network, denuncia, allora devono contribuire con compensazioni monetarie
La proposta del presidente di Telefonica: se i grandi motori di ricerca usano il nostro network, denuncia, allora devono contribuire con compensazioni monetarie

Google? Uno scroccone che abusa del network e che deve cominciare a contribuire per il servizio offerto ai suoi utenti. È quanto ha dichiarato il CEO di Telefonica Cesar Alierta in una recente intervista, gettando a mare qualsiasi pretesa di net neutrality (il carrier non mette mano ai contenuti che passano per la sua infrastruttura) e scatenando un dibattito sulle reali motivazioni che hanno spinto il dirigente a sostenere certe posizioni.

“I motori di ricerca usano il nostro network – ha detto Alierta – senza pagare nulla per esso”. Secondo il dirigente Google, Yahoo! e Microsoft sarebbero insomma responsabili di uno “scippo” di banda in casa del provider (colosso operante a livello mondiale), una posizione che in altra sede è già stata impugnata dai produttori di “contenuti” per inchiodare Google alle sue presunte responsabilità nella costante emorragia di introiti.

Nelle parole di Alierta la vampirizzazione della banda da parte di Google e gli altri “deve finire”, e i grandi motori di ricerca dovranno prima o poi mettersi una mano sulla coscienza (e nel portafogli) per “regolarizzare” la loro posizione nei confronti del provider spagnolo e, magari, anche nei confronti di tutti gli altri se l’idea farà presa.

Com’è prevedibile la posizione estrema del CEO di Telefonica ha alimentato la discussione su quello che realmente si nasconde dietro le sue parole. Il dirigente trascura di citare il semplice dato di fatto che le connessioni (e quindi i servizi di rete Google incluso) e la banda vengono pagate dai clienti che ne fruiscono.

Il discorso si farebbe invece più complicato, per Google e per gli utenti, nel caso in cui la proposta di monetizzazione del traffico della ricerca online conquistasse altri adepti in patria e altrove. Una eventuale commistione tra provider e interessi dei fornitori di servizi finirebbe per rimescolare tutte le carte attualmente calate al tavolo del dibattito sulla net neutrality e la “terzietà” degli ISP rispetto allo streaming, i contenuti, la pirateria e tutto quanto.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 feb 2010
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