Per l'Iran Gmail è da bandire?

Per l'Iran Gmail è da bandire?

Teheran pare voglia sostituirsi a Google nel ruolo di portalettere telematico per i suoi cittadini. I quali già da qualche giorno lamentano problemi relativi alla posta elettronica di Mountain View
Teheran pare voglia sostituirsi a Google nel ruolo di portalettere telematico per i suoi cittadini. I quali già da qualche giorno lamentano problemi relativi alla posta elettronica di Mountain View

Diversi utenti iraniani negli ultimi giorni hanno segnalato alcuni disservizi relativi alla propria casella Gmail, e mentre in molti tendono a indicare Teheran come “il principale responsabile dell’ennesimo atto di censura”, alcuni commenti apparsi sul forum di supporto di Google potrebbero far pensare ad un guasto tecnico, lo stesso segnalato pochi giorni fa dal ministro delle comunicazioni Reza Taghispour.

Un’ipotesi subito scartata dal Wall Street Journal che riferisce invece della volontà, da parte dell’agenzia iraniana per le telecomunicazioni, di sospendere in modo permanente tutti i servizi email che fanno capo a Google , per rimpiazzarli con un servizio alternativo controllato direttamente dallo stato “al fine di incentivare lo sviluppo della rete locale e di ristabilire un rapporto di fiducia tra popolo e governo”.

Per ora sarebbe ancora possibile inviare e ricevere email , anche se un messaggio in uscita può impiegare fino a 7 ore per giungere a destinazione, come nel caso di un utente iraniano che ha scritto alla CNN per informare della situazione. Stando a quanto emerso pare che il problema principale consista nell’accesso all’interfaccia di Gmail, in quanto sia il protocollo POP3 che SMTP permettono di scambiare messaggi servendosi di un client.

Google dal canto suo ha confermato l’esistenza di un problema relativo a un sensibile calo della capacità di traffico in Iran , dove in questi giorni sono in corso le cerimonie per ricordare il trentunesimo anniversario della rivoluzione. Secondo gli analisti Teheran vuole colmare il gap tecnologico che negli ultimi tempi è stato evidenziato dall’uso massiccio della Rete da parte degli oppositori.

Nel 2009 infatti, nonostante gli sforzi fatti per mettere a tacere la protesta, Twitter è stato per molti giorni uno dei pochi canali attraverso cui fluivano le informazioni riguardanti gli eventi che hanno sconvolto la capitale del paese in occasione delle elezioni presidenziali.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
11 feb 2010
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