USA, braccio di ferro tra provider e FCC

USA, braccio di ferro tra provider e FCC

I fornitori di connettività USA avvertono l'autorità per le comunicazioni: certi vincoli ci stanno stretti e troppi lacciuoli fanno male all'innovazione
I fornitori di connettività USA avvertono l'autorità per le comunicazioni: certi vincoli ci stanno stretti e troppi lacciuoli fanno male all'innovazione

AT&T e Verizon Communications, assieme a Cellular Telephone Industries Association e alla National Cable & Telecommunications Association, hanno scritto alla Federal Communications Commission per far presente tutta la propria contrarietà al tentativo perseguito da quest’ultima di equiparare i fornitori di servizi di connettività telematica ai vecchi operatori telefonici. Si tratterebbe, denunciano le lobby della banda larga tutte in coro, di una equiparazione “insostenibile” e che comunque porterebbe soltanto danni per tutti .

La vicenda parte da un lungo contenzioso tra la FCC e Comcast, con quest’ultima che in precedenza si era appellata a un tribunale federale contro la decisione della commissione di intromettersi nelle sue oramai famigerate pratiche di throttling del traffico di rete riconducibile ad attività di file sharing su rete BitTorrent.

La FCC non ha i poteri per stabilire alcunché in ambito di servizi di connettività , aveva sostenuto e ancora sostiene Comcast, e in vista della decisione del giudice di appello anche gli altri provider si associano e ribadiscono : “La proposta regolatoria sarebbe pressappoco insostenibile dal punto di vista legale, e, al minimo, affonderebbe l’industria dentro anni di cause legali e caos di regolamentazioni”.

Gli ISP sperano che la FCC perda l’appello e i poteri della commissione – assieme agli ambiziosi piani di una Internet USA ubiqua e neutrale portati avanti dal suo presidente Julius Genachowski – si ridimensionino entro i limiti della sopportabilità.

Ma una eventuale capitolazione della FCC in tribunale potrebbe anche risultare essere una vera e propria vittoria di Pirro per i provider, perché a quel punto la commissione avrebbe la possibilità di considerare altre modalità per la chiarificazione del limite dei suoi poteri.

Per continuare ancora a essere uno strumento di regolazione efficace del mercato nell’era di Internet e della società dell’informazione, la FCC potrebbe benissimo provare a riclassificare i servizi offerti dagli ISP inserendoli nella tipologia nota come “Title II common carrier services”, già inclusiva delle aziende di trasporto di beni e persone.

A quel punto gli ISP sarebbero costretti a sottostare a tutte le limitazioni e i vincoli imposti alle suddette aziende, e non stupisce che basta evocare la possibilità per spingere i provider a scrivere che “la commissione dovrebbe tenere questo Vaso di Pandora della classificazione Title II chiuso sotto chiodi”.

E mentre aspetta la decisione del giudice sul caso Comcast, la FCC continua la propria attività di indagine e ricerca propedeutica alla realizzazione del suo ambizioso piano per la banda larga nazionale . Il piano, dice l’ultima ricerca condotta dalla commissione, avrà parecchio da fare per convincere i 93 milioni di cittadini statunitensi che non hanno una connessione a banda larga e, soprattutto, i 60 milioni di americani adulti che di Internet non vogliono saperne assolutamente nulla . Le motivazioni? La rete costa troppo ed è troppo complicata da usare (47%), è pericolosa (45%), non serve a nulla (35%) ed è soltanto una perdita di tempo (1/3).

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 feb 2010
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