Contrappunti/ Che ne sarà di Chatroulette?

Contrappunti/ Che ne sarà di Chatroulette?

di M. Mantellini - Una metafora della Rete di una volta, sconosciuta ai navigatori più giovani. Un involontario e gigantesco racconto del mondo che, tuttavia, non sembra destinato a durare
di M. Mantellini - Una metafora della Rete di una volta, sconosciuta ai navigatori più giovani. Un involontario e gigantesco racconto del mondo che, tuttavia, non sembra destinato a durare

Nelle ultime settimane anche in Italia si è iniziato a parlare di Chatroulette , sito web inventato da Andrey Ternovskiy, studente moscovita diciassettenne, che sull’onda del grande brusio mondiale causato dalla sua “invenzione” è rapidamente migrato negli USA alla corte dei capitalisti di ventura interessati a monetizzare la sua creazione.

In realtà Chatroulette più che una idea capace di generare denaro in Rete sembrerebbe una perfetta metafora della Rete stessa. Quel semplice, primitivo sito web racconta la stessa Internet che abbiamo imparato a conoscere molti anni fa quando ci aggiravamo sperduti sui newsgroup della gerarchia alt.* . Trasmette le medesime sensazioni che provavamo navigando dentro l’immensa libreria dei file condivisi sul primo Napster. Riporta alla mente quel senso di sperduta curiosità che ti coglieva visitando a caso indirizzi di siti web improbabili trovati sulla prima directory di Yahoo! o pescati dall’elenco delle “case” su Geocities.

Molto di questo affascinante caos, capace di scatenare grandi curiosità ed enormi perdite di tempo, gli attuali navigatori della Rete non lo hanno mai conosciuto. Sono arrivati su Internet più tardi, quando il Web aveva ormai acquistato una propria minima ordinaria normalità, quando gli angoli erano stati opportunamente smussati e i contenuti al limite di una teorica gradazione del possibile espulsi o isolati in luoghi difficilmente accessibili. Quello che Chatroulette racconta è invece la declinazione della rete Internet prima della sua naturale svolta sociale.

Per queste e per molte altre ragioni Chatroulette è un sito affascinante, terrificante e inutile, lontanissimo da qualsiasi speculazione economica: gli investitori, interessati ai suoi milioni di contatti in grande ascesa, sono gli stessi che avevano grandi idee per cavar soldi da Napster e ciò a cui probabilmente assisteremo nei prossimi mesi sarà la necessaria trasformazione di Chatroulette in qualcosa d’altro, qualcosa di più adatto a grandi audience, di più politicamente corretto. Con la sua trasformazione spariranno o si attenueranno molto anche gli aspetti che lo rendono nuovo, diverso e affascinante.

Perché oggi da quelle webcam collegata a Internet arriva di tutto: in pochi minuti passiamo dai ragazzini riuniti in una stanza nel loro pomeriggio texano, al giapponese dai capelli improbabili, dalla ragazza asiatica con gli occhiali da intellettuale ad una mandria enorme di esibizionisti seminudi con la telecamera eternamente puntata sulle parti intime. C’è la cam che riprende qualcuno che sta lavorando al computer e quella indirizzata verso una parete bianca, chissà dove dall’altra parte del mondo, mentre l’audio trasmette death metal a tutto volume. In qualche decina di minuti passati a spingere F9 (il tasto con cui si sceglie di ritentare la fortuna collegandosi con un nuovo straniero sconosciuto) più che alla chat si assiste al trionfo dell’immagine. Le persone prima di tutto si guardano e si ascoltano, si intravedono scenari familiari, mobili sullo sfondo di un appartamento che potrebbe essere ovunque, probabilmente in Asia. Senza sforzo ognuno di noi su Chatroulette ricostruisce una propria piccola planimetria del mondo emerso: non è strano che il risultato non sia sempre entusiasmante.

Questa antropologia delle piccole cose, che è il risultato maggiormente rilevante di questo esperimento, e questo sguardo trasversale che ne ricaviamo, sono possibili esclusivamente per il fatto che ci riferiamo ad un luogo per ora escluso dalle regole formali a cui siamo abituati. E che prossimamente – c’è da crederci – solleverà l’ira scandalizzata di censori e guardiani del decoro pubblico. Perché oggi non esiste controllo sociale su Chatroulette , il maniaco e l’adolescente vengono casualmente avvicinati in una pagina web, possono parlarsi ed entrare in contatto, perché non esiste alcuna autenticazione in ingresso (d anzi nonostante questo ipotetico assoluto anonimato, utilizzando gli IP del sito, qualcuno è riuscito a creare chatroulettemap.com che apre ulteriori finestre di incertezza sulla privacy degli utilizzatori). E perché, soprattutto, non esiste alcun meccanismo che consenta, anche a posteriori, di controllare i contenuti diffusi sul sito. Anche il denunciante con le mani che prudono, salito sul gradino più alto della sua scaletta per intravedere, scandalizzandosi, la vicina di casa del palazzo di fronte nuda a casa propria, non avrà purtroppo nulla da poter denunciare.

Semplicemente non siamo più abituati a nulla del genere e non saprei davvero dire se si tratti di un bene. Nel frattempo, finché dura, Chatroulette è un involontario e gigantesco racconto del mondo nelle sue tante sfumature. Forse sono troppe, oppure forse no. Magari dateci una occhiata disincantata, finché siete in tempo.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
15 mar 2010
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