File sharing, primo round tra i Lords

File sharing, primo round tra i Lords

Approvato il contestato Digital Economy Bill. Ora si procederà alle riletture della House of Commons. Mentre il governo del Regno Unito ha fretta di concludere, un provider resiste nella lotta, a suon di musica
Approvato il contestato Digital Economy Bill. Ora si procederà alle riletture della House of Commons. Mentre il governo del Regno Unito ha fretta di concludere, un provider resiste nella lotta, a suon di musica

La House of Lords ha dato la sua approvazione : il discusso Digital Economy Bill è ora più vicino alla trasformazione completa in legge. La cura Mandelson al male del file sharing selvaggio ha quindi scatenato nuove polemiche, dal momento che il suo percorso si è avvicinato alla House of Commons , che dovrà procedere alle riletture di rito. Per inserire nel corpus legislativo britannico le nuove disposizioni a tutela del copyright.

E non pochi osservatori si sono dichiarati d’accordo su un fatto: che il governo di Londra premerà affinché il disegno di legge arrivi all’approvazione definitiva entro le prossime elezioni , previste per il 6 maggio. La fretta delle autorità della terra d’Albione non è stata tuttavia l’unica preoccupazione per alcuni Lords riuniti alla Camera.

Secondo Lord Young, la proposta di emendamento portata avanti dalla fazione liberal-democratica sarebbe incompatibile con le stesse direttive tecnologiche standard dell’Unione Europea. Come noto , i liberal-democratici avevano proposto di introdurre per le autorità giudiziarie la facoltà di emanare un’ingiunzione nei confronti di quei particolari siti che si macchino di violazione del copyright.

Lord Young ha quindi sottolineato come una proposta del genere sia impraticabile, con potenziali conseguenze mai viste prima nel Regno Unito. Ma ha successivamente precisato che il Digital Economy Bill proseguirà il suo iter verso la Camera dei Comuni, con l’intenzione di introdurre un paragrafo che dia al Segretario di Stato britannico la facoltà di impugnare apposite regolamentazioni per il blocco dei siti più negligenti della Rete.

Nel frattempo, delle ombre sono calate sull’acceso dibattito sulla cura Mandelson . In un messaggio di posta elettronica , sfuggito online dall’account personale di Richard Mollet – a capo dei public affairs della British Phonographic Industry (BPI) – i vari detentori dei diritti hanno potuto aggiornarsi sugli imminenti sviluppi del Digital Economy Bill . L’industria dei contenuti sarebbe così venuta a conoscenza di alcune preoccupazioni espresse dai servizi di sicurezza britannici . In particolare sulla sezione del disegno di legge dedicato alle violazioni attraverso canali non P2P.

Sempre secondo il messaggio di posta elettronica – Mollet non ha commentato la speculazione – ci sarebbero gli agenti dell’MI5 dietro un recente studio pubblicato dal provider britannico TalkTalk . Che ha sottolineato come il 71 per cento degli utenti tra 18 e 34 anni continuerebbe a scaricare nonostante la nuova legge, con strumenti ancora più sfuggenti ai controlli.

Ironia della sorte, si tratta di una percentuale molto simile a quella indicata dalle stesse autorità d’Albione come previsione della riduzione delle violazioni dopo l’introduzione del Digital Economy Bill . Così prosegue, comunque, la protesta del provider TalkTalk contro la cura Mandelson, anche attraverso un video musicale firmato Dan Bull, il rapper che aveva già inviato una missiva a Lord Mandelson e Lady Gaga. Il titolo? Home taping is killing music .

Mauro Vecchio

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
16 mar 2010
Link copiato negli appunti