La pirateria non paga

La pirateria non paga

Una casa di produzione cinematografica confeziona una finta minaccia di condivisione illegale per risollevare le sorti del suo film. Scoperta e condannata alla gogna mediatica
Una casa di produzione cinematografica confeziona una finta minaccia di condivisione illegale per risollevare le sorti del suo film. Scoperta e condannata alla gogna mediatica

La “pirateria” dei contenuti digitali è un pericolo mortale senza precedenti, dice l’industria che sui suddetti contenuti ci campa, un problema tale da giustificare stravolgimenti mondiali del diritto e del quadro legislativo, e che continua a fare da traino a pressioni inusitate sulle istituzioni governative che più contano sulla questione. Ma la pirateria può anche essere un formidabile strumento di propaganda e advertising , basta evocare il rischio di sharing che i numeri lievitano e il business cresce. Almeno in teoria.

A sfruttare il “pericolo pirateria” a fini squisitamente commerciali ci ha recentemente provato lo studio di produzione cinematografica danese Regner Grasten Film , i cui vertici hanno pensato di giovarsi dell’indubbio boost prestazionale sul mercato che un’opera sperimenta se a parlarne sono in tanti, e i motivi del chiacchiericcio rientrano nel novero della più scottante cronaca tecnologico-telematica.

“Winnie & Karina”, l’ultimo film prodotto da RGF, è andato maluccio ai botteghini. La situazione sarebbe talmente grave che Regner Grasten (proprietario dello studio) l’ha successivamente definita “disperata”, al punto da far decidere al produttore di inscenare un siparietto sul genere “furto con riscatto” e di incolpare la altrimenti incolpevole organizzazione Piratgruppen .

Quelli di Piratgruppen, diceva la prima press release (rivelatasi quantomeno “fantasiosa”) rilasciata da RGF, ci hanno rubato il master del DVD lasciandoci in braghe di tela, e lo studio “è disposto a fare tutto ciò che è in suo potere per evitare che il film finisca online”. Un simile allarme, pensavano alla RGF, avrebbe catturato l’attenzione dei media che si sarebbe infine trasformata in pubblicità gratuita per il film.

Ma i media non l’hanno bevuta, e così RGF ha alzato il tiro sostenendo che Piratgruppen aveva minacciato di rilasciare in film su YouTube quella sera stessa. Risultato nullo anche stavolta, e a questo punto RGF è venuta allo scoperto confessando per email a Piratgruppen di aver messo in piedi la storia fasulla alla ricerca di pubblicità facile .

Dunque nemmeno il ricorso pretestuoso alla “minaccia pirateria” può servire a spingere le persone verso prodotti di scarso valore o interesse: il risultato pratico della sfortunata idea di RGF è stato il venire commiserati da quelli di Piratgruppen e finire sulle pagine dei media danesi. Ma a fare notizia non è stato il film o la minaccia della pirateria, quanto piuttosto la truffa mediatica. Che evidentemente non farà vendere molti DVD in più del previsto.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
26 mar 2010
Link copiato negli appunti