Le assunzioni ICT violano l'antitrust?

Le assunzioni ICT violano l'antitrust?

Coinvolte anche Intel, Google, Apple e IBM: farebbero fronte comune e accordi di non interferenza e l'effetto sarebbe quello di mantenere artificiosamente basso il costo dei salari
Coinvolte anche Intel, Google, Apple e IBM: farebbero fronte comune e accordi di non interferenza e l'effetto sarebbe quello di mantenere artificiosamente basso il costo dei salari

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta approfondendo le proprie indagini sulle politiche di assunzione delle aziende ICT: secondo alcune accuse ognuna di esse si sarebbe impegnata a non assumere gli impiegati delle altre. Avendo così l’effetto di non far alzare i salari.

L’effetto sarebbe di mantenere artificiosamente basso il costo del lavoro dei tecnici specializzati annullando l’elasticità del mercato: un ingegnere di Apple, per esempio, non potrebbe andare alla ricerca di un impiego meglio retribuito nel suo stesso settore. E un accordo che permette di tenere basso il costo del lavoro costituirebbe una violazione della normativa antitrust al pari di un qualsiasi altro accordo per fissare un prezzo.

L’indagine sulle politiche di assunzione sono iniziate un anno fa e hanno ora spinto il Dipartimento di Giustizia ad avviare le procedure per aprire un’inchiesta per comportamento anti-concorrenziale. Anche se la divisione antitrust che se ne occupa non ha ancora confermato l’esistenza di un’indagine formale e su quali accuse sarebbe portata avanti. Precedenti nella giurisprudenza statunitense però ve ne sono: nel 1994, per esempio, sono stati portati in tribunale un gruppo di ospedali dello Utah che secondo l’accusa avevano fatto cartello per contenere i salari delle infermiere.

In questo caso sarebbero coinvolte dodici delle più grandi aziende ITC tra cui Intel, Google, Apple e IBM . Quest’ultima ha affermato di star collaborando con la giustizia, mentre Intel ha sottolineato come le sue pratiche di assunzione siano legali e conformi alle disposizioni antitrust.

Quando si parla di aziende che hanno a che fare con proprietà intellettuale, d’altronde, nei contratti di assunzione vengono sempre previste rigide clausole relative alla tutela del know-how aziendale, dei segreti o delle tecnologie cui si è venuti a conoscenza durante l’attività lavorativa che quindi già di base interferiscono sulla mobilità degli impiegati qualificati. Inoltre, essendo il capitale umano e le risorse sviluppate considerate un asset di valore delle aziende ICT, la pratica contraria, cioè la pratica stessa di assunzione di un dipendente di un diretto concorrente può essere considerato in alcune circostanze e con determinati scopi un reato: tanto che – per esempio – in Italia lo storno (la sottrazione da parte di un concorrente di uno o più dipendenti col fine di arrecare un danno al concorrente stesso e al contempo procurarsi un vantaggio) di dipendenti è inserito tra le ipotesi di concorrenza sleale punite per legge.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 apr 2010
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