Ma quanti vecchi cellulari e batterie

Ma quanti vecchi cellulari e batterie

Pesano tre tonnellate gli apparecchi telefonici e le batterie esauste che Vodafone Omnitel ha raccolto dallo scorso giugno. Ecco cosa ne viene fatto
Pesano tre tonnellate gli apparecchi telefonici e le batterie esauste che Vodafone Omnitel ha raccolto dallo scorso giugno. Ecco cosa ne viene fatto


Milano – Con un occhio all’ambiente e uno al ritorno di immagine continua l’operazione di raccolta di vecchi cellulari e batterie da parte di Vodafone Omnitel. L’azienda ha ieri annunciato di aver raccolto più di 3 tonnellate di materiali da smaltire dallo scorso giugno ad oggi.

L’operatore, che annunciò l’iniziativa lo scorso maggio, ha spiegato che il 60 per cento di quanto raccolto è composto da cellulari e accessori mentre il 40 per cento è costituito dalle sole batterie.

Nel garantire uno smaltimento capace di ridurre il più possibile l’impatto ambientale, coordinando anche il recupero dei materiali riutilizzabili, Vodafone ha sottolineato di aver ricavato da questa raccolta fino a questo momento 580 kg di rame, 1180 kg di materie plastiche, 100 kg di fibre e 2 kg di metalli.

Dagli elementi più inquinanti, le batterie appunto, sono stati estratti litio, ferro, nickel, cobalto, cadmio, oltre a metalli rari. Il materiale di scarto è stato incenerito per il recupero energetico.

A quanto pare la raccolta, che vede il patrocinio dei ministeri dell’Ambiente e delle Comunicazioni e che si svolge attraverso i negozi e i punti vendita dell’azienda o collegati, ha avuto successo soprattutto nel nord. Il 57,32 per cento dei materiali raccolti proviene dal nord ovest dell’Italia e il 31,17 per cento del nord est.

Omnitel nel 2000 fu protagonista di un’altra campagna per la raccolta delle batterie che fece da apripista per questo genere di iniziative. Una campagna che consentì lo smaltimento corretto di 30mila batterie esauste.

Eppure la strada del recupero e corretto smaltimento non può essere seguita solo da Vodafone.


Come noto, infatti, lo scorso gennaio il Parlamento europeo si è dotato di una importante per quanto contrastata direttiva che tenta di prendere di petto, sebbene a partire dal 2006, la questione dello smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici e, laddove possibile, favorirne il riciclo e il riutilizzo.

La direttiva viene percepita come essenziale per portare ad una progressiva riduzione di quel nefasto impatto sull’ambiente che ha finora avuto lo smaltimento casuale dell’hi-tech.

Secondo i calcoli di Inform (un’associazione indipendente che studia gli effetti delle politiche di business sull’ambiente e sulla salute umana) nel 2005 nel mondo saranno in circolazione circa 500 milioni di cellulari, con batterie e accessori che, se abbandonati o smaltiti non correttamente, rappresenteranno un rischio ambientale di proporzioni enormi e molto maggiori di quelli, già gravissimi, attuali.

Va detto, infine, che l’organizzazione della raccolta e dello smaltimento di rifiuti hi-tech è tutto meno che una operazione semplice. La stessa Vodafone ha dettagliato come funziona la propria iniziativa, che vede la partecipazione di diversi soggetti.

Cobat (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo e Rifiuti Piombosi), con i propri mezzi, cura il prelievo dei materiali dai negozi Vodafone, la separazione delle batterie dal resto degli apparati e l’invio allo stabilimento Snam Savam in Francia per il loro recupero. Citiraya Italia (Electronics Recycling Specialists), organizzazioni che operano per il corretto smaltimento di materiali fortemente inquinanti, si occupa invece di ritirare i telefoni e gli accessori per riciclarli nei propri stabilimenti a Singapore.
In questo modo il materiale recuperato viene reintrodotto nei mercati delle materie prime, delle industrie plastiche e ceramiche.

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Pubblicato il
9 apr 2003
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