I pirati uccidono la musica industriale

I pirati uccidono la musica industriale

Il rapporto mondiale 2002 delle industrie discografiche considera il file-sharing e la masterizzazione illegale tra le prime cause di quello che definisce crollo del mercato. La crisi è ora ufficiale ma si spera nel DVD
Il rapporto mondiale 2002 delle industrie discografiche considera il file-sharing e la masterizzazione illegale tra le prime cause di quello che definisce crollo del mercato. La crisi è ora ufficiale ma si spera nel DVD


Roma – Si restringe il mercato discografico mondiale e la contrazione è dovuta a cause diverse; tra le principali, secondo l’industria del settore, spiccano il file-sharing su internet e la masterizzazione illegale di brani su CD.

Il “World Sales 2002 report” rilasciato dalla International Federation of the Phonographic Industry (IFPI) sostiene che nel 2002 il valore del mercato mondiale della musica è sceso del 7 per cento con un calo dell’8 per cento nel numero di supporti venduti.

“Una massiccia diffusione della pirateria su internet, in particolare dovuta al file sharing e il proliferare della masterizzazione illegale di CD – si legge in una nota diffusa ieri dalla federazione italiana FIMI a commento del rapporto -continuano ad essere una delle principali cause nel crollo delle vendite di cd in tutto il mondo, in aggiunta alla concorrenza proveniente da altri settori di intrattenimento e da una generale crisi economica che ha influenzato le spese dei consumatori”.

I numeri del mercato rimangono stellari ma sono considerati un vero e proprio bagno di sangue dagli industriali. Le vendite negli USA nel 2002 sono scese a “soli” 32 miliardi di dollari: è sceso del 6 per cento lo smercio di album, con un meno 16 per cento nella vendita di CD singoli e meno 36 per cento di cassette musicali. Dati positivi arrivano invece dalla crescita nella vendita di DVD musicali (1.300 nuovi titoli nel 2002) e in generale dei video musicali (+ 9 per cento). Va detto che il fatturato mondiale dell’industria è salito di 2 milioni di dollari, da quota 338 a quota 340 milioni di euro.

Jay Berman, presidente e CEO di IFPI, ha ulteriormente aggredito la pirateria internet colpevole, a suo dire, di dare forti spallate ad un settore che sarebbe già in difficoltà: “L’accesso molto diffuso a siti illegali, reso più facile dalla crescita dell’offerta di banda larga nei principali mercati, ha colpito duramente un’industria che si trova già a dover competere con altri settori di intrattenimento come i film in DVD e le consolle per videogame”.

Le prospettive non sono però così nere come qualcuno ha affermato in passato, almeno a sentire Berman: “Si stanno aprendo nuove ed eccitanti opportunità per la musica. L’industria discografica sta andando avanti a tappe forzate proponendo nuovi servizi per lo scambio legale di musica on-line, negli ultimi mesi sono nati parecchi nuovi siti, come dotmusic.com, popfile.de, hmv.co.uk e imusica.com.br.”

Nella nota della FIMI si sottolinea anche come tutto questo corre parallelo alla “lotta alla pirateria musicale in tutto il mondo, intensificando le azioni legali contro i servizi di scambi musicali illegali peer-to-peer e con campagne mondiali di sensibilizzazione al problema della pirateria su internet con l’aiuto delle aziende, del governo, delle scuole e delle università”.

Come si ricorderà, in questi mesi l’industria ha contattato direttamente imprese, istituzioni e università per avvertire del problema della pirateria online e, in qualche caso, per minacciare azioni legali .

Ma ecco la situazione nelle diverse aree geografiche secondo il rapporto IFPI.


Le vendite negli Stati Uniti, il maggiore dei mercati, sono calate per il terzo anno consecutivo. In particolare gli album sono scesi del 10 per cento. Anche qui l’IFPI ritiene che tutto ciò si debba “alle pessime performance degli album più importanti, colpiti in maniera determinante dalla pirateria internet”.

In Giappone, secondo IFPI, la pirateria ha colpito duro: “236 milioni di Cd-R sono stati masterizzati nel 2002”. Non è chiaro se si tratti di masterizzazioni illegali. Comunque, i CD legalmente venduti nel Sol Levante sono 229 milioni, con un calo del 9 per cento rispetto all’anno precedente.

Dati diversi dalle piazze europee. In Francia, quarto mercato mondiale per la musica, le vendite sono salite del 4 per cento complessivamente (“ciò è stato attribuito al continuo aumento delle vendite del repertorio francese”) e in Italia le unità vendute sono salite a quota 47 milioni, pari al 7,34 per cento in più rispetto all’anno precedente. Però, come valore complessivo del mercato, il dato è aumentato solo dello 0,52 per cento.

Cala invece il mercato tedesco a causa, secondo IFPI, di una “massiccia proliferazione della masterizzazione di CD”. In Spagna scende del 16 per cento “per un forte aumento delle pirateria di CD: nel 2002 sono state venduti qualcosa come 24 milioni di CD pirata, in altre parole due CD su cinque erano illegali”.

In Asia si segnalano cali del 10 per cento, in America Latina un calo più contenuto vista la crescita del mercato brasiliano ma in una situazione nella quale il 50 per cento dei prodotti venduti è illegale.

Altri dati di interesse del rapporto indicano che il CD rimane il supporto più venduto, cresciuto del 17,58 per cento in termini di unità e 6,52 per cento in termini di valore. A crescere sono le compilation, anche in Italia, capaci di guadagnare il 12 per cento del mercato contro il 7 dell’anno precedente. Calano invece ulteriormente i singoli.

Una interessante curiosità: in Italia il 46 per cento di tutta la musica venduta nel paese appartiene al repertorio italiano.

Dal 16 aprile sul sito IFPI sarà disponibile l’intero rapporto.

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Pubblicato il 10 apr 2003
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