Pochi professionisti IT persino in India

Pochi professionisti IT persino in India

Ingegneri e tecnici informatici indiani lavorano in tutto il mondo e hanno aiutato USA ed Europa ad affrontare la richiesta di addetti hi-tech. Ma ora anche l'India ha bisogno di loro, segno delle nuove accelerazioni del settore nel paese
Ingegneri e tecnici informatici indiani lavorano in tutto il mondo e hanno aiutato USA ed Europa ad affrontare la richiesta di addetti hi-tech. Ma ora anche l'India ha bisogno di loro, segno delle nuove accelerazioni del settore nel paese

Nuova Delhi (India) – Il mercato indiano dell’information and communication technology, quello che così grande interesse ha suscitato nelle imprese occidentali in questi anni di grande espansione, ha bisogno di manodopera specializzata, di ingegneri e tecnici informatici.

La notizia potrebbe sorprendere molti visto che proprio l’India è stata la più importante “esportatrice di cervelli” informatici in mezzo mondo, in particolare Stati Uniti ed Europa. Attraverso accordi speciali di commercio e sviluppo, infatti, sono molte migliaia gli indiani che si sono trasferiti negli anni in nord America e in Europa per contribuire a riempire quel vuoto nelle posizioni IT di cui soffrono da sempre entrambi i mercati. Anche l’Italia si è dimostrata interessata ad “importare” ingegneri IT indiani allo stesso scopo.

Ora però secondo NASSCOM – l’associazione che in India rappresenta le aziende produttrici di software, quelle stesse imprese che vantano contratti di grande importanza con le multinazionali americane ed europee del settore – nel paese entro il 2008 mancheranno 200mila specialisti informatici.

Foto del Taj Mahal Un problema, dunque, che rischia di impattare profondamente sulle politiche indiane che hanno finora favorito l’emigrazione dei professionisti dell’IT, promossa anche come parte di una vasta campagna dell’industria indiana di settore tesa a consolidare nel mondo l’immagine di qualità dei prodotti software locali.

Un lavorìo che sta dando i suoi frutti. In questi anni secondo le rilevazioni internazionali le esportazioni di software indiano hanno continuato a crescere a tassi del 20 per cento l’anno. Che i programmatori indiani abbiano assunto un peso specifico notevole nei progetti delle grandi industrie del software lo ha di recente dimostrato l’appello che il capo di Sun Microsystems, Scott McNealy, ha rivolto alla comunità locale dello sviluppo.

Secondo NASSCOM gran parte dei problemi relativi alla mancanza di professionalità IT va ricercato nel fatto che sebbene ogni anno l’India sforni più di un milione e mezzo di diplomati della scuola superiore, questi sono persone che non hanno ancora una preparazione sufficiente per entrare nell’industria dell’IT. NASSCOM ritiene che la scuola scientifica, infatti, dovrebbe preparare i giovani ad un futuro impiego in un settore che ha acquisito per l’India un’importanza colossale per il suo rilievo economico e finanziario.

Una situazione testimoniata, peraltro, anche dalla propensione di Nuova Delhi a spingere i grandi investimenti nell’infrastruttura dell’IT, come quello nel progetto I-Grid pensato per dare al paese una super-rete dedicata alla ricerca, sul modello di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e, in parte, in Europa.

Tutto questo incuriosisce anche paesi come l’Iran che vedono nel modello di sviluppo dell’IT indiano un esempio da seguire per l’accelerazione delle proprie economie.

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Pubblicato il
24 apr 2003
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