D8, ecco il Jobs-pensiero

D8, ecco il Jobs-pensiero

Alla conferenza di All Things Digital il CEO di Apple delinea la sua visione del futuro mercato. Senza risparmiarsi commenti su alcune spinose vicende in cui è invischiata la sua azienda
Alla conferenza di All Things Digital il CEO di Apple delinea la sua visione del futuro mercato. Senza risparmiarsi commenti su alcune spinose vicende in cui è invischiata la sua azienda

La location è il Terranea Resort di Rancho Palos Verdes, a quasi 50 km dal centro di Los Angeles, California. Sul palco insieme a Walt Mossberg e Kara Swisher del Wall Street Journal c’è Steve Jobs, fondatore e attuale CEO di Apple. La conferenza D8 di All Things Digital , giunta alla sua ottava edizione, è ancora in pieno svolgimento: tanti gli speaker che si sono alternati prima di Jobs e altri ancora seguirann,o ma gli occhi sono tutti per il nuovo re del mercato hi-tech, capace in quindici anni di risollevare le sorti di un’azienda che fino ad allora aveva vivacchiato per portarla oggi più in alto di tutti i concorrenti.

Anche Microsoft, storico big del settore, si è dovuta arrendere come ha fatto subito notare Mossberg: ma, pur sottolineando come tale fatto non cambi nulla nel panorama hi-tech, il padrone di Cupertino ha precisato anche di non essersi mai sentito al comando di una fazione impegnata in una qualche “guerra fra piattaforme” con BigM. “Abbiamo pensato solamente a fare quella che ci sembrava essere un prodotto migliore” ha detto.

Davanti ai giornalisti del Journal Jobs non rifiuta mai di rispondere apertamente, nemmeno quando vengono tirati in ballo argomenti spinosi come la questione dei suicidi in Foxconn, l’affaire iPhone 4G e il ripudio di Flash. Riguardo alla tecnologia di Adobe bandita da Cupertino Jobs ha spiegato che si è trattato di una scelta importante, pari a quella che ha portato a liberarsi con il tempo di floppy, porte seriali e altri particolari sempre più vetusti.

Per quanto riguarda invece lo scoop di Gizmodo sull’ultimo prototipo di melafonino, Jobs lo ha descritto come un episodio “decisamente originale” ma di cui non conosce l’epilogo: “Al momento le forze dell’ordine stanno ancora indagando ma non ho idea di come andrà a finire – ha spiegato – all’inizio c’era chi mi suggeriva di lasciar correre, e ci ho riflettuto a lungo per arrivare alla conclusione che non si poteva soprassedere”.

In Cina intanto sono altre autorità quelle che stanno indagando sull’impressionante sequela di suicidi avvenuti nell’immenso stabilimento industriale Foxconn di Shenzen, dove lavorano circa 400mila persone. Interrogato sull’argomento Jobs ha dichiarato che Apple sta approfondendo la questione, e che in ogni caso il tasso di suicidi finora registrato è inferiore all’analogo parametro statunitense: “A Palo Alto dove sono nato – ha sottolineato – si assisteva a diversi casi suicidi cui si susseguivano diversi tentativi di imitazione”.

Finite le domande pungenti si è parlato di mercato, di prodotti e di alleanze strategiche nella Silicon Valley e non solo. Il discorso parte da Google, azienda un tempo partner di Apple tanto da condividere alcuni membri del proprio consiglio di amministrazione con il gigante del search, e che dopo aver lanciato diversi prodotti analoghi a quelli con la Mela è ormai l’unico vero concorrente a tutto tondo di Jobs e soci. “Hanno deciso loro di mettersi in competizione con noi” ha sentenziato il leader macsimo .

Almeno nel futuro immediato, infatti, Apple non intende buttarsi nel mercato del search né tantomeno bandirà Google da iPhone e iPad. Una ripicca giudicata inutile, anche se di fronte all’ipotesi paventata da Mossberg di introdurre altri motori di ricerca Jobs ha preferito glissare.

iPhone e iPad sono tra i prodotti più in vista della gamma Apple e ampio è stato lo spazio a loro dedicato nel corso della conferenza. È stato ribadito che l’idea originale di iPad è precedente all’avvento del primo iPhone . Entrambi i dispositivi condividono l’accesso ad App Store, il marketplace online che ha inaugurato un nuovo modello di business subito imitato da molti avversari. Dopo aver aperto con iTunes e App Store una nuova via per il commercio online di contenuti multimediali, ora con iPad Apple ha innescato un processo di importante cambiamento nel mondo dell’editoria, fino a poco tempo fa piuttosto restia a cedere i propri contenuti in via digitale: sarebbero venute meno una serie di ragioni, come la stampa e la consegna, per cui richiedere il contributo degli utenti. Con la presentazione di iPad invece gli editori hanno fatto a gara per mostrare i propri prodotti ottimizzati per il tablet di Cupertino: un segno, come sottolineato da Jobs, della “buona volontà degli editori avvalorato dal fatto che a mio parere gli utenti siano disposti a pagare per i contenuti editoriali così come lo sono per la musica e i video”.

Jobs consiglia di sostituire i parametri attuali con altri più aderenti alla realtà: gli utenti dovrebbero pagare in base alla quantità e i proprietari dei contenuti dovrebbero imitare il modello di iTunes. Un’ipotesi che però non sembra trovare molti sostenitori tra gli addetti ai lavori , che sottolineano due carenze fondamentali, una di carattere psicologico e l’altra economica. Le notizie non sono sentite dal pubblico al pari di musica e film e, dal momento che già ora esse sono reperibili gratuitamente e legalmente dai siti di chi le produce, sarebbe difficile indurre gli utenti a pagare da un momento all’altro per un qualcosa che è sempre stato gratis .

Negli ultimi tempi gli utenti statunitensi di iPhone e iPad hanno riscontrato diversi problemi di connettività dovuta principalmente alla congestione della rete 3G di AT&T , è stato poi ricordato sul palco, l’unico carrier autorizzato a distribuire i due prodotti negli Stati Uniti. “Stanno lavorando per adeguare le proprie infrastrutture” ha rassicurato Jobs.

In ultima istanza Jobs ha dato il suo giudizio sulla Internet TV, specificando che per Apple questo nuovo settore consiste ancora in un semplice “hobby”, dal momento che non ci sarebbero i presupposti affinché un mercato del genere possa fiorire ora. Inutile dunque l’ alleanza tra Google, Sony e Intel per la realizzazione di un set-top box che, secondo Jobs, non vorrebbe nessuno.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
3 giu 2010
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