Videogiochi in 3D: il futuro. Remoto

Videogiochi in 3D: il futuro. Remoto

Tutti li vogliono, tutti li cercano. Ma nessuno pare, per il momento, in grado di giocarci davvero. L'unica cosa certa, tra date che si spostano avanti e indietro, è che occorrerà comprare nuovo hardware
Tutti li vogliono, tutti li cercano. Ma nessuno pare, per il momento, in grado di giocarci davvero. L'unica cosa certa, tra date che si spostano avanti e indietro, è che occorrerà comprare nuovo hardware

La febbre del 3D sta infiammando l’industria multimediale, i produttori cinematografici ma soprattutto quelli di gadget e software videoludici che si sperticano in lodi sulla qualità dell’esperienza , le fiorenti opportunità di business e le supposte rivoluzioni che la vecchia tecnologia stereoscopica dovrebbe, finalmente, portare ai videogiocatori tutti. Dove l’industria non converge ancora è sulle tempistiche con cui la suddetta rivoluzione dovrebbe trasformarsi in realtà.

Stando al CEO di Electronic Arts John Riccitiello, per esempio, il gaming 3D “è una cosa veramente meravigliosa” ma prima di parlare di rivoluzione ci vuole il “duro metallo”, ci vuole “un’armata” di dispositivi e sistemi in grado di supportare il “nuovo” formato tridimensionale (in realtà in circolazione già da parecchie decadi). “Invece al momento – commenta beffardo Riccitiello – ci sono qualcosa come 12 persone in America con set televisivi 3D. Non esattamente un’armata”.

L’armata di televisori e schermi in grado di supportare le immagini stereoscopiche (“sparate” ad una frequenza almeno doppia rispetto ai canonici 60 Hz di oggi) sarà legione “probabilmente” nel corso del 2011 o del 2012, dice Riccitiello, e a quel punto “i maggiori publisher produrranno grandi contenuti” per il mezzo. Il CEO di EA si dice poi preoccupato degli “sciacalli del 3D”, case di produzione interessate a far fruttare la novità qui e subito con prodotti di qualità scadente e che rischiano di spingere ancora più in là la fatidica data del passaggio di consegne tra 2D e 3D.

Chi scommette sul 3D sin da subito è Sony, che dall’alto della sua posizione convergente di produttore hardware, publisher di contenuti e proprietario di una delle principali piattaforme videoludiche a misura di TV, ha già avviato la migrazione con nuovi set TV, lettori Blu-ray e quant’altro. Oltre naturalmente all’aggiunta delle funzionalità 3D – via update del firmware – alla console PS3. In queste ore è partita anche la distribuzione dei primi titoli videoludici tridimensionali per la succitata PlayStation 3, inclusivi di remake di nuovi e vecchi classici e prodromi di una vera e propria invasione (da qui a un non meglio specificato futuro) di titoli “da tripla-A” anch’essi in steroscopia.

Novità a parte, Sony – che evidentemente conosce il mercato dell’hardware meglio di EA – spinge il momento dell’adozione di massa dei TV 3D ancora più in là di quanto fatto da Riccitiello, fissando per il 2014 il periodo in cui i televisori tridimensionali dovrebbero rappresentare il 40 per cento dei set presenti nelle case statunitensi.

E mentre Microsoft partecipa alla folle corsa al 3D preannunciando novità in occasione dell’imminente E3 di Los Angeles, l’unica vera, concreta notizia in una nuvola di hype, pronostici e buone intenzioni, è la spesa che gli utenti dovrebbero sostenere per adottare il favoloso mondo del 3D . Una spesa come al solito salata, anzi salatissima (TV set+occhialini attivi+sincronizzatore con batteria a parte nel migliore dei casi) in un periodo in cui il denaro non cresce esattamente sugli alberi e anche il videgaming soffre della crisi economica mondiale.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
11 giu 2010
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