UE, credere nell'interoperabilità

UE, credere nell'interoperabilità

Sostenitrice degli standard aperti, il Commissario per l'Agenda Digitale Neelie Kroes è tornata a spingere. In vista di riforme che promuovano l'openness e le più sagge strategie di business. Quelle aperte
Sostenitrice degli standard aperti, il Commissario per l'Agenda Digitale Neelie Kroes è tornata a spingere. In vista di riforme che promuovano l'openness e le più sagge strategie di business. Quelle aperte

“Inizierò con una confessione: sono ancora una grande sostenitrice degli standard aperti. Io credo nell’interoperabilità”. Così Neelie Kroes, Commissario europeo per l’Agenda Digitale, di recente intervenuta nel corso dell’ultima edizione dell’ Open Forum Europe a Bruxelles. Con un discorso accorato, a sostegno di una openness che guidi la competizione nel Vecchio Continente.

L’interoperabilità al cuore dell’Agenda Digitale dell’Unione Europea. Questo il messaggio fondamentale illustrato da Kroes, che è tornata dopo due anni a parlare dell’esigenza di preservare e soprattutto diffondere i vari formati aperti. Standard che rappresenterebbero, secondo il Commissario, una delle più sagge decisioni strategiche in ambito business .

Kroes ha sottolineato come il suo pensiero stia esattamente in una terra di mezzo, tra tutti coloro che difendono l’ openness più che strenuamente e gli altri, ovvero quegli “osservatori che vedono nei formati aperti un concetto sbagliato, da non utilizzare in assenza di una definizione generalmente riconosciuta”. Ma nella terra di mezzo del pensiero di Kroes c’è un interrogativo ben preciso.

“Immaginiamo due standard in competizione, entrambi eccellenti da un punto di vista tecnologico. Ma diversi per quanto concerne il loro livello di restrizione verso coloro che dovranno implementarli – ha spiegato Kroes – Quale di questi vedrà una maggiore implementazione oltre che un maggiore uso? Quello scaricabile senza restrizioni?”.

“O invece quello che deve essere comprato, quindi limitato a determinati utilizzi, e che prevederà il pagamento di royalty ai detentori dei diritti di proprietà intellettuale?”. Per Kroes si tratterebbe di una risposta ovvia: minori imposizioni significano migliori condizioni .

E per ottenere migliori condizioni, secondo Kroes , l’Unione Europea dovrebbe applicare alcuni concetti chiave. In primis, una necessaria riforma delle modalità con cui il Vecchio Continente tratta in generale gli standard legati al settore dell’ICT. Secondo, leggi appropriate in materia di proprietà intellettuale e licensing , affinché ci sia vera trasparenza nei termini e nelle condizioni d’uso.

Kroes ha infine parlato della necessità di fare un uso migliore di questi stessi standard, oltre che di promuovere al meglio un alto livello di interoperabilità in assenza di formati stabiliti universalmente. Obiettivi che qualcuno potrà cercare di ostacolare, secondo il Commissario, ma che dovranno essere raggiunti al più presto, per favorire un vero cambiamento.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
14 giu 2010
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