Hayabusa, Terra-asteroide e ritorno

Hayabusa, Terra-asteroide e ritorno

Gli scienziati del Sol Levante hanno recuperato intatto il prezioso carico della missione. La speranza è quella di raccogliere informazioni sulla composizione chimica dei corpi celesti
Gli scienziati del Sol Levante hanno recuperato intatto il prezioso carico della missione. La speranza è quella di raccogliere informazioni sulla composizione chimica dei corpi celesti

Dopo aver completato la sua missione sull’asteroide Itokawa superando indenne svariate difficoltà tecniche, il vascello giapponese Hayabusa è tornato sulla terra. Al suo interno, una capsula di metallo contenente un frammento roccioso dell’asteroide che ora l’agenzia giapponese JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency) spera di poter recuperare e analizzare a fondo per raccogliere preziosi dati scientifici.

Quella di Hayabusa è stata una missione lunga e problematica: lanciato nello spazio nel 2003 in direzione del suo piccolo bersaglio (un asteroide a forma di tubero non più lungo di mezzo chilometro), il vascello di JAXA ha impiegato 2 anni per coprire la lunga distanza che lo sperava da Itokawa (4 miliardi di chilometri andata e ritorno) atterrando sulla sua brulla superficie nel novembre del 2005.

Da allora fino a oggi la missione ha dovuto affrontare problemi al sistema di controllo motorizzato della sonda, al motore a ioni e alla batteria di bordo che ne hanno procrastinato il ritorno a casa fino al 2010 . Il 13 giugno la sonda è infine rientrata nell’atmosfera terrestre, rilasciando la sonda che ha planato protetta dal suo scudo termico mentre il resto del vascello bruciava a mò di meteora.

La capsula è atterrata in Australia diverse centinaia di chilometri di distanza dalla città di Adelaide, ha confermato JAXA, ed è stata trasportata a Tokyo dove l’attenderà la laboriosa operazione di pulitura e apertura da portare a termine nei mesi a venire.

A JAXA sperano prima di tutto di avere la conferma del fatto che la missione è riuscita e che Hayabusa contiene il frammento di meteorite che si suppone dovrebbe aver raccolto. Lo studio dell’eventuale frammento roccioso, inoltre, dovrebbe fornire dati potenzialmente in grado di chiarire l’origine dei pianeti come la Terra e Marte, nonché la composizione del vento solare.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 giu 2010
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