Twitter: ce la possiamo fare, forse

Twitter: ce la possiamo fare, forse

Non c'entrano solo i Mondiali di calcio, il problema del nanoblogging va cercato altrove. I tecnici sono al lavoro, e il management prova a trasformare la startup in azienda
Non c'entrano solo i Mondiali di calcio, il problema del nanoblogging va cercato altrove. I tecnici sono al lavoro, e il management prova a trasformare la startup in azienda

Qualche mese fa era una specie di meme : la balena bianca di Twitter, che segnalava il disservizio del sito, era una compagna di viaggio quotidiana, regolarmente presente a orari di punta e durante gli eventi mediatici che coinvolgevano la Rete. Ma chi pensava che, ormai, fosse stata mandata in soffitta, deve ricredersi: i problemi evidenziati dalla fine della scorsa settimana, e inizialmente attribuiti ai Mondiali, sono invece più complicati da sbrogliare di quanto i tecnici del sito stessi avessero pronosticato.

La questione, a quanto pare, si svolge su almeno due fronti: da un lato c’è effettivamente la Coppa del Mondo che è in palio in Sud Africa, e tra aggiornamenti sui risultati e semplice tifo ce ne sarebbe abbastanza per sovraccaricare le fragili gambe del fringuello (che mai troppo solide son state). Dall’altro, tuttavia, ci sono una serie di errori commessi dal reparto tecnico che hanno acuito la faccenda: e quella che avrebbe potuto essere, al più, una piccola macchia e qualche rallentamento, si è trasformata invece in qualcosa di più.

“Stiamo lavorando per ottimizzare i nostri sistemi e fornire maggiore stabilità mentre affrontiamo traffico record – spiega un post sul blog ufficiale – Abbiamo soluzioni a lungo termine che stiamo approntando, ma nel frattempo stiamo facendo degli aggiustamenti in tempo reale che dovrebbero aumentare la nostra capacità di evitare disservizi durante i Mondiali”. In altre parole, dovendo fronteggiare una crescita di traffico e utenza paragonabile solo a quella di Facebook , a San Francisco stanno facendo del loro meglio per tenere botta e adeguare le risorse, probabilmente in attesa di sviluppare nuove soluzioni con l’acquisto di spazio in vari datacenter.

Ma la faccenda non finisce qui : “Nel corso di queste procedure, abbiamo scoperto altre questioni più complesse e persino causato altri disservizi nel tentativo di effettuare gli aggiustamenti” prosegue la spiegazione. In ogni caso, “Alla fine, i cambiamenti effettuati dovrebbero rendere Twitter più affidabile nel futuro”: anche se, occorre dirlo, in queste ore non mancano periodi di downtime sia direttamente sul sito che nelle API. La spiegazione la fornisce sempre Twitter: “Nelle prossime due settimane effettueremo degli interventi di manutenzione straordinaria sul sito. Durante questi periodi, probabilmente i servizi saranno messi offline. Non effettueremo comunque queste operazioni durante le partite dei Mondiali, e ne daremo avviso in anticipo”.

La domanda che gli osservatori , e la stessa azienda, si pongono a questo punto tuttavia è: Twitter avrebbe dovuto essere preparato ad affrontare quanto successo (e questo successo)? La risposta del blog ufficiale è molto diplomatica: “Traffico record e picchi senza precedenti nell’attività non sono mai facili da gestire”. Sebbene, aggiungono, si attendessero l’impatto dei cinguettii sulle partite, l’azienda non era adeguatamente preparata a gestire l’effettiva emergenza : “In ogni caso – conclude il post – non siamo certamente felici dei disservizi che abbiamo affrontato, e in alcuni casi causato, questa settimana, e comprendiamo come possano influire negativamente sul giudizio dei nostri utenti”. Non resta che far seguire alle parole i fatti.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
16 giu 2010
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