Contrappunti/ Rigurgiti anarchici digitali

Contrappunti/ Rigurgiti anarchici digitali

di M. Mantellini - In Rete cova la positiva anarchia del Popolo contro lo Stato. O, più semplicemente, la pluralità e il diritto alla libera espressione che garantiscono la democrazia
di M. Mantellini - In Rete cova la positiva anarchia del Popolo contro lo Stato. O, più semplicemente, la pluralità e il diritto alla libera espressione che garantiscono la democrazia

Una vecchia canzone di Fabrizio de André recitava: “da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”. Mi è tornata alla mente molte volte in questi giorni mentre leggevo delle grandi preoccupazioni che associazioni per i diritti civili, e analisti della rete Internet, dedicano ad una proposta di legge in discussione al parlamento USA attraverso la quale si vorrebbe consegnare al Presidente Obama, in casi di emergenza nazionale, la facoltà di spegnere Internet.

Lo spirito anarchico della Rete, ed il suo sviluppo caotico e virale, sono da sempre due degli elementi descrittivi di questo enorme network di comunicazione che attraversa ormai grandissime parti del pianeta, ne sono state contemporaneamente le basi e le ragioni del successo. Esattamente come nel testo di De André, lo sviluppo decentrato, volontario e deregolato è stato mille volte citato come inedito strumento di difesa sociale nei confronti del controllo, come alternativa, per lo meno comunicativa, ai tanti poteri che, per loro intrinseca definizione, mai potranno essere completamente buoni.

Esattamente come accaduto in passato in momenti di grande tensione nazionale come quelli dei giorni successivi all’11 settembre 2001, i legislatori statunitensi stringono oggi i fili della loro ossessione, da un lato riconoscendo l’ormai avvenuta centralità di Internet, dall’altro rivendicando il dominio di un supposto interesse nazionale sulle comunicazioni dei propri cittadini.

Con buona pace della rete Internet aperta e geneticamente non bloccabile, l’amministrazione americana sceglie la strada della norma generica (cosa significa “in casi di emergenza nazionale”? chi stabilisce quale evento lo sia e quale no?) per lasciarsi mano libera nei confronti di eventuali pesanti e sempre possibili interventi censori e di monitoraggio di Internet. Gli USA come la Cina o l’Iran?

L’aspetto impressionante di questo iter legislativo è che tutto questo sta avvenendo fuori da momenti di grande tensione e da parte di una amministrazione democratica e di un presidente che ha fatto di Internet uno dei luoghi cardine della propria campagna elettorale e della propria comunicazione. Anche se fino a questo momento non ci sono prese di posizione di Obama sulla proposta di legge, è evidente a tutti che l’ampio spazio di manovra che si vuole consegnare al Presidente crea più di una preoccupazione. Daily Beast per esempio in un lungo articolo al riguardo ricorda che la prossima settimana Wikileaks dovrebbe pubblicare un video nel quale soldati americani in Afghanistan, in un attacco aereo avvenuto lo scorso anno, uccidono 140 civili, in gran parte donne e bambini: una norma come quella in discussione consentirebbe al Presidente Obama di oscurare simili informazioni in nome del supremo interesse nazionale?

Secondo i promotori la legge dovrebbe servire a controbattere attacchi di cyberterrorismo nei confronti di una serie di bersagli sensibili americani legati ad Internet, compresi i siti del Pentagono e di alcuni impianti nucleari: ma l’impressione generale è che, come spesso accade, le aspirazioni del provvedimento siano altre. Non mancano poi gli accenni ai recenti attacchi informatici che hanno visto protagonista la filiale cinese di Google, che potrebbero diventare in futuro molto più frequenti. In caso di simili attacchi la Casa Bianca, secondo la legge in discussione, potrebbe mettere in atto misure restrittive, compresa quella di impedire l’accesso alla rete.

Nel suo contagioso ottimismo la Dichiarazione d’Indipendenza del Cyberspazio , uno dei capisaldi della definizione anarchica della rete Internet scritta da John Perry Barlow nel lontano 1996. recitava:

“I Governi ottengono il loro potere dal consenso dei loro sudditi. Non ci avete chiesto né avete ricevuto il nostro. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete e non conoscete neppure il nostro mondo. Il Cyberspazio non si trova all’interno dei vostri confini”

Moltissime cose sono cambiate da allora, dai primi infantili entusiasmi verso gli sviluppi della Rete: eppure dentro i confini di Internet abitano ancora, nonostante tutto e chissà per quanto, i poteri buoni. Dovremmo, tutti quanti, fare in modo di tutelarli il meglio possibile. Obama compreso.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
21 giu 2010
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