Captcha video, nuova sfida ai non umani

Captcha video, nuova sfida ai non umani

Per distinguere tra uomini e macchine si pensa di utilizzare dei video. Più difficoltà per i computer, meno per umani già alle prese con caratteri sempre più distorti da decifrare
Per distinguere tra uomini e macchine si pensa di utilizzare dei video. Più difficoltà per i computer, meno per umani già alle prese con caratteri sempre più distorti da decifrare

NuCaptcha, azienda che si occupa di sicurezza lanciata dalla canadese Leap Marketing Technologies , ha annunciato un nuovo sistema di Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart (CAPTCHA) che promette di arrestare l’attuale deriva che sembra portare verso caratteri sempre più distorti: non saranno più le immagini, spiega, a distinguere tra umani e computer, ma i video.

I captcha sono sistemi che negli ultimi anni hanno avuto un grande sviluppo nel tentativo di porre un freno ai bot assetati di registrazioni. Ma sono porte che con la giusta chiave possono essere aperte, per cui è un’escalation di guardia e ladri tra sviluppatori di nuovi sistemi di verifica e bot.

D’altronde per superare un captcha occorre semplicemente decifrare la sequenza di caratteri proposta e inserirla correttamente: operazione accessibile per un umano, ma che – teoricamente – presenta qualche difficoltà in più per il computer, soprattutto se i caratteri proposti sono mimetizzati, non standard o proprio distorti.

Microsoft ad esempio ha tentato di battere gli script automatizzati con un captcha audio, ma gli spammer si sono dimostrati in grado a rispondere alla sfida.

Sulla stessa linea multimediale si muove adesso NuCaptcha , che tenta la strada del video : l’assunto è che i caratteri contenuti in un video sono difficilmente leggibili da un computer, ma estremamente facile per un umano.

In questo modo si batterebbero non solo gli script automatici, ma si ostacolerebbero anche gli uomini assoldati dalle botnet: la piattaforma NuCaptcha promette un'”intelligenza comportamentale” che le permette di scodellare captcha sempre più difficili da interpretare nel momento in cui si intuisca che dietro un errore o una richiesta reiterata si celi un attacco.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
2 lug 2010
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