Google, tracciare scalda

Google, tracciare scalda

Lotte intestine per difendere la privacy e non cedere alle lusinghe della pubblicità comportamentale. La Grande G e l'evolvere delle sue strategie, fotografata da un documento che viene dal passato
Lotte intestine per difendere la privacy e non cedere alle lusinghe della pubblicità comportamentale. La Grande G e l'evolvere delle sue strategie, fotografata da un documento che viene dal passato

Sette pagine per un documento composto ad uso e consumo dei veritici del Googleplex, redatto da Aitan Weinberg, ex Doubleclick e ora, dopo l’acquisizione da parte di Google, a capo della divisione di Mountain View dedicata all’interest based adevrtising. Lo ha rinvenuto il Wall Street Journal , che lo presenta centellinato, a mostrare come la Grande G abbia ammorbidito le proprie posizioni in materia di privacy e tracciamento a scopi pubblicitari, come si siano infiammate lotte intestine per programmare le modalità di sfruttamento dell’enorme mole di dati che Google ogni istante si trova a gestire.

Dai brandelli di documento che vengono mostrati dal WSJ emergono strategie e proposte: alcune sono state adottate da Google, altre sono di dominio di aziende che lavorano con un approccio più aggressivo rispetto a quello tenuto da Mountain View. Nulla di nuovo sotto al sole: Weinberg, fresco del trasferimento di DoubleClick, sembra limitarsi a presentare proposte per avviare una discussione , esponendo modelli che nel 2009 solleticavano l’interesse degli attori del mercato.

Alcune delle ipotesi avanzate da Weinberg sono state oggetto di accese discussioni . A raccontarlo, una fonte anonima del WSJ : ricorda un incontro ai vertici, 18 mesi fa, un manipolo di dirigenti riuniti di fronte a un tavolo per dibattere dell’introduzione dell’advertising basato sugli interessi degli utenti. “Era come vedere scontrarsi i tuoi genitori”, ricorda la fonte: con Brin che intimava di andarci cauti e Page che proponeva di spingere di più sull’acceleratore per mettere a frutto i dati rastrellati da Google e mettere a fuoco profili di consumatori a cui proporre consigli personalizzati per gli acquisti.

Il servizio di basato sul tracciamento degli utenti a mezzo cookie è stato messo a disposizione , solo per alcuni inserzionisti, nel marzo del 2009, quando già scalpitava una concorrenza disinvolta nel trattamento dei dati disseminati dalle azioni e dalle relazioni online dei netizen, il retargeting è offerta ancora più recente. Google deve evidentemente aver trovato il modo di gestire questo nodo delicato, così capace di toccare anfratti sensibili della vita del cittadino della rete, così esposto a possibili “incomprensioni” presso gli utenti: la Grande G lo ha affrontato cercando di offrire trasparenza, consegnando agli utenti la possibilità di scegliere come Google rumina i suoi dati.

Ma le proposte messe sul piatto da Weinberg non erano tutte rassicuranti: idee autodefinite balzane si alternano a spunti proccupanti, in materia di aggregazione e rivendita di informazioni raccolte da tutti i servizi offerti da Mountian View, search in primis. Ma non tutte le proposte , per stessa ammissione di Weinberg, potrebbero essere messe in atto in sicurezza . A introdurre il documento, una precisazione ad uso e consumo interno: nulla può essere messo in atto “senza confrontarsi con la privacy, con il quadro legale e con le best practice dell’industria”. E con la “sensazione di inquietudine” che si rischia di far vibrare nel cittadino della rete.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
11 ago 2010
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