Brokep: vivi e lascia morire

Brokep: vivi e lascia morire

Netizen sfaticati e mancanza di innovazione stanno permettendo alla Baia dei Pirati di prosperare. E non sarebbe un buon segno per la Rete
Netizen sfaticati e mancanza di innovazione stanno permettendo alla Baia dei Pirati di prosperare. E non sarebbe un buon segno per la Rete

Peter Sunde si è espresso con delusione circa il successo che The Pirate Bay sta continuando a riscuotere. In realtà una piccola provocazione per sottolineare la necessità dell’innovazione .

L’ occasione che ha visto lo sfogo di Brokep è stata data dal campus party , serie di conferenze tenutesi in Messico, dove l’ex portavoce e cofondatore della Baia ha fatto da relatore.

L’immagine che dà Sunde del sito di cui è stato focoso rappresentante è quella di un blob incontrollato: “La Baia deve morire, sul serio. Nessuno ci lavora più, ma resta lì e continua a funzionare continuamente. E continua a crescere”. Il problema, spiega andando al nocciolo della questione, è che “niente è cambiato sul sito negli ultimi cinque anni, eppure sono aumentati gli utenti”: segno, questo, di una sostanziale mancanza di innovazione da parte della Rete e di una atteggiamento poco propositivo da parte dei netizen.

“Occorrerebbe una nuova forma di tecnologia” perché, incalza Sunde, “The Pirate Bay fa veramente schifo”. L’atteggiamento dell’ex portavoce del tracker torrent è quello di un devoto che vorrebbe portare il suo agnello sacrificale sull’altare del progresso. Tutto, anche la morte della sua creatura, sarebbe auspicabile affinché altro si affacci all’orizzonte a migliorare ancora Internet. “La morte dei .torrent sarà seguito (ci insegna la storia) da qualcosa di migliore”. Tracker torrent interconnssi e accessi decentralizzati, alcune delle nuove caratteristiche di cui ha parlato Sunde per il futuro.

Il discorso di Sunde, in realtà, parte da lontano, dalle origini della Baia che, in un modo o nell’altro, ha portato agli onori della cronaca il peer-to-peer e le motivazioni della pirateria che, anche grazie ai quattro ragazzi di TPB, può ora presentarsi come portatrice di valori (nati e cresciuti con Internet) alternativi a quelli della proprietà intellettuale così come da anni intesa. Non, insomma, più solo una cricca di ladri alla ricerca di un furto furbetto.

Il loro racconto, come tutte le storie (sembra d’altronde sottolineare Sunde) ha bisogno di un finale: un capitolo deve essere chiuso affinché uno nuovo possa essere aperto. Anche perché i protagonisti stanno ormai giocando su altri palcoscenici : lo stesso Brokep non ha più niente a che fare con TPB e, dopo aver avviato Kvittar, startup che si occupa di scontrini digitalizzati, ha ora aperto al pubblico Flattr , servizio (prima in prova solo su invito), di micropagamenti per donazioni simile a Kachingle .

Esso permette di caricare un minimo di 2 euro e un massimo di 100 dollari sulla piattaforma per microdonazioni attraverso un meccanismo simile a quello del “Mi Piace” su Facebook. Dovrebbe esordire con già più di 39mila utenti registrati.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 ago 2010
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