Street View, l'Italia fa sul serio

Street View, l'Italia fa sul serio

Il Garante della privacy ordina a Google il blocco dei dati di Street View e trasmette gli atti alla magistratura. BigG si ritrova, ancora, a fare i conti con la Giustizia italiana - UPDATE
Il Garante della privacy ordina a Google il blocco dei dati di Street View e trasmette gli atti alla magistratura. BigG si ritrova, ancora, a fare i conti con la Giustizia italiana - UPDATE

UPDATE (18:40): Google ha inviato a Punto Informatico la seguente dichiarazione in merito alla vicenda: “Come già dichiarato in precedenza, siamo molto dispiaciuti per l’errore che ha portato alla raccolta accidentale di questi dati. Non appena ci siamo resi conto dell’accaduto abbiamo interrotto immediatamente la raccolta di tutti i dati WiFi attraverso le vetture di Street View e informato le autorità competenti. Inoltre, come richiesto dal Garante per la protezione dei dati personali, non abbiamo cancellato alcun dato raccolto per errore in Italia. Ribadiamo la nostra massima disponibilità a rispondere a qualunque domanda possa sorgere in fase di indagine”.

Roma – Non finiscono i guai per Street View: dopo il fuoco incrociato sotto cui si trova in Germania e le nuove indagini aperte in Repubblica ceca, il Garante della privacy italiano ha chiesto a Google di bloccare qualsiasi tipo di trattamento sui dati sulle rete WiFi raccolti dalle macchine sguinzagliate per la mappatura delle strade, e ha inviato alla magistratura il fascicolo relativo alle proprie indagini . Ai giudici spetterà adesso di valutare le eventuali conseguenze legali conseguenti a questo tipo di raccolta non autorizzata.

Un’istruttoria era già stata avviata a maggio di quest’anno , per verificare “la liceità e la correttezza del trattamento dei dati personali” da parte di Google.

Mountain View, per altro, ha già confermato la raccolta illecita dei dati, che sarebbe però da attribuire ad un errore e talmente frammentaria da non poter configurare una effettiva raccolta di informazioni personali. Inoltre i dati non sarebbero mai stati utilizzati né comunicati a terzi. Pur essendo ancora conservati nei server negli Stati Uniti .

Secondo il Garante italiano, tuttavia, visto il tempo prolungato e la sistematicità della raccolta, è probabile che dati personali siano finiti nella rete a strascico lanciata da Google lungo le strade del paese: violando così sia il codice della privacy sia alcune norme del codice penale , come in particolare l’art. 617 sulle intercettazioni fraudolente.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 21 set 2010
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