Operazione Streaming: tacciano le webradio alberghiere

Operazione Streaming: tacciano le webradio alberghiere

Condotta dalla Guardia di Finanza di Corsico, ha fermato un distributore che in streaming forniva musica agli alberghi senza pagare i diritti dovuti
Condotta dalla Guardia di Finanza di Corsico, ha fermato un distributore che in streaming forniva musica agli alberghi senza pagare i diritti dovuti

L’operazione, ribattezzata Streaming, ha portato la guardia di finanza di Corsico (MI) a bloccare la diffusione di 3105 file musicali e di programmi Web radio , che via Internet arrivavano a numerose strutture del Nord Italia.

È stata condotta in collaborazione con FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale), le cui competenze hanno permesso tecnicamente di rintracciare il server dal quale venivano trasmesse ai clienti alberghieri le canzoni, che viaggiavano cifrate per poi essere decodificate all’arrivo a destinazione.

La società che trasmetteva le opere incriminate aveva sede, appunto, a Corsico, e forniva a strutture alberghiere Web radio e video in streaming con relativi accessori: un servizio costituito da pacchetti musicali (canzoni o altri contenuti protetti da diritto d’autore) per la filodiffusione all’interno delle strutture alberghiere. Ma senza pagare, secondo la Guardia di Finanza, il corrispettivo alla SIAE: motivo per cui ha proceduto alla contestazione di violazioni alla normativa penale in materia di diritto d’autore.

Nel server sono state travate “3105 opere musicali (protette sia dal diritto d’autore/editore che da quello del produttore fonografico) abusivamente duplicate in formato MP3”: il server è stato sequestrato e il servizio, conseguentemente, interrotto .

Le stesse strutture alberghiere sono state punite con sanzioni amministrative e la segnalazione alla prefettura per l’adozione della sanzione accessoria della pubblicazione del provvedimento su un giornale quotidiano a diffusione nazionale: a pagare, dunque, non è stata la sola società distributrice delle opere protette, ma anche le aziende che, consapevolmente o meno, avrebbero diffuso opere protette senza che fosse pagato il relativo compenso, al pubblico nei suoi ambienti. Nonostante alcuni dubbi continuino a sussistere sulla definizione e sui diritti pendenti su questa fattispecie.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 24 set 2010
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