Fujitsu e il supercomputer modulare

Fujitsu e il supercomputer modulare

Al via le consegne dei primi sistemi K, nuova generazione in grado di elaborare la cifra record di 10 petaflop. Per mantenere la supremazia giapponese in campo tecnologico
Al via le consegne dei primi sistemi K, nuova generazione in grado di elaborare la cifra record di 10 petaflop. Per mantenere la supremazia giapponese in campo tecnologico

C’è un nuovo Godzilla di silicio che si aggira per il Giappone. È un mostro di potenza computazionale realizzato da Fujitsu, insieme al RIKEN, prestigioso istituto di ricerca nipponico e al MEXT, ministero giapponese che include educazione, cultura, sport, scienza e tecnologia sotto la stessa ala. Si chiama K ed è stato creato, tra le altre cose, perché il paese intende assolutamente mantenere la leadership nel campo dei supercomputer.

Il cervellone, raffreddato a liquido, utilizza i processori da record <em Venus SPARC64 VIIIfx , sviluppati con tecnologia produttiva a 45nm dalla stessa Fujitsu. Si tratta di CPU a 8 core in grado di raggiungere l’impressionante potenza di calcolo di 128 Gigaflop, senza chiedere troppo in termini energetici. Sulla carta, infatti, Venus riesce ad essere tre volte più veloce dei precedenti processori SPARC64 e allo stesso tempo ridurre ad un terzo il consumo elettrico.

Ogni singolo computer in costruzione nei laboratori Fujitsu rappresenta poi un tassello della Performance Computing High Infrastructure (HPCI) che andrà a formare un super-network dalla potenza elaborativa di 10 petaflop. La forza del mostruoso sistema, composto da 80mila di questi processori, verrà messa al servizio di applicazioni scientifiche e industriali, anche se il mosaico dell’ambizioso progetto non sarà ultimato prima del 2012.

Una curiosità: il nome in codice K, usato per i singoli nodi che andranno a formare il mainframe da primato, deriva da “Kei” ed è la pronuncia letterale di 10^16. Numerazione combinata usata nella lingua giapponese che intende sottolineare l’obbiettivo prestazionale di dieci petaflop a cui il progetto ambisce.

Roberto Pulito

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Pubblicato il
30 set 2010
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