Apple, fuori l'app scaricona

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IS Drive è stata esclusa dai meandri dell'App Store. Nessuna applicazione che agevoli il torrentismo potrà mai entrarci. Deluso il suo sviluppatore, che è tornato ad insistere sulla natura legale del software
IS Drive è stata esclusa dai meandri dell'App Store. Nessuna applicazione che agevoli il torrentismo potrà mai entrarci. Deluso il suo sviluppatore, che è tornato ad insistere sulla natura legale del software

Era solo questione di giorni prima che Apple contattasse lo sviluppatore Derek Kepner. La sua applicazione legata al torrentismo è stata ora bandita da App Store. Probabilmente frutto di una svista, il lasciapassare garantito dalla Mela a IS Drive, che era precedentemente a disposizione degli utenti di iPhone, iPod Touch e iPad al prezzo di circa 5 dollari .

Un permesso a sorpresa quello autorizzato dai responsabili dello store di Cupertino, data la già nota reticenza ad includere applicazioni per la condivisione di file a mezzo BitTorrent. Apple non avrebbe mai lasciato entrare software potenzialmente sfruttabile dai suoi utenti per violare il copyright .

Ma IS Drive – che funziona come un centro gestionale mobile del servizio BitTorrent offerto da Imageshack – era stata definita dal suo stesso developer come un servizio del tutto legale . Al contempo ammettendo l’eventualità che un determinato utente possa sfruttarlo per il download di file illeciti.

Un’eventualità bocciata dalla sezione 22.4 delle App Store Review Guidelines . Tutte quelle applicazioni che permettano il file sharing illecito verranno rifiutate. Compresa IS Drive. In un micropost apparso su Twitter, Derek Kepner ha sottolineato come sarà per lui stesso difficile convincere la Mela a cambiare idea.

Il developer ha poi espresso il suo personale punto di vista. Apple non avrebbe compreso appieno la natura e le potenzialità di IS Drive. Far pagare agli utenti 5 dollari per il download dell’app sarebbe a suo dire sufficiente per assicurarsi che nessuna attività illecita venga compiuta a mezzo mobile . Perché ai cosiddetti pirati il concetto stesso di pagamento starebbe decisamente stretto.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 6 ott 2010
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