CAPTCHA, ma cosa mi dici mai

CAPTCHA, ma cosa mi dici mai

Imbarazzante associazione di parole nel sistema di autenticazione per i commenti della Casa Bianca. Sfortunata coincidenza o inedito attacco?
Imbarazzante associazione di parole nel sistema di autenticazione per i commenti della Casa Bianca. Sfortunata coincidenza o inedito attacco?

Entrare alla Casa Bianca (nel caso specifico, il sito ufficiale ) e trovarsi costretti, per esprimere un commento, a leggere un insulto al Presidente: questa la paradossale situazione in cui si è trovato un utente alle prese con il sistema di invio di richieste e di commenti al Governo degli Stati Uniti d’America.

Il modulo per inviare commenti (che mette a disposizione appena 2500 caratteri) prevede un sistema di CAPTCHA per distinguere tra utenti umani e robotizzati, per evitare cioè lo spam: la presentazione di alcune parole con caratteri distorti permette solo agli utenti in carne ed ossa di leggerle correttamente e reinserirle nello spazio di autenticazione. Tuttavia, è successo che le parole da inserire fossero “rape baracks”, una combinazione che può essere tradotta come una minaccia a sfondo sessuale alla coppia presidenziale .

Appurato con una certa affidabilità che non si tratta di un’opera di fotoritocco, il caso può far sorridere: più che ad un originale attacco, il pensiero va alla sfortunata probabilità che ha dato origine all’imbarazzante associazione.

Considerato che le parole proposte dal programma reCAPTCHA, utilizzato – tra l’altro – dal sito della Casa Bianca, sono prese a caso da vecchi libri in via di digitalizzazione e sono anche filtrate per evitare combinazioni offensive , le probabilità che un episodio del genere si presenti sono molto basse.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
11 ott 2010
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