P2P pirata nello spazio. Forse

P2P pirata nello spazio. Forse

I Partiti Pirata dibattono di una nuova clamorosa iniziativa: portare il file sharing fuori dal controllo della legge. La discussione verte sul mezzo: barca, staterello off-shore o satellite?
I Partiti Pirata dibattono di una nuova clamorosa iniziativa: portare il file sharing fuori dal controllo della legge. La discussione verte sul mezzo: barca, staterello off-shore o satellite?

La crew di The Pirate Bay ci aveva già provato anni fa con l’ acquisizione di Sealand , la piattaforma-stato off-shore fuori dalle acque continentali che avrebbe dovuto ospitare i server invincibili della baia del P2P. Naufragato il progetto dei pirati svedesi, il consesso dei partiti pirata internazionale (PPI) discute ora di come raggiungere lo stesso obiettivo – liberare il P2P dal giogo della tutela “terrestre” del copyright – ma in maniera ancora più ambiziosa.

Sulla mailing list di PPI si discute infatti di come “liberare” il file sharing (non se ne specifica la manifestazione) dall’obbligo di doversi appoggiare a servizi di hosting esterni costantemente soggetti alle minacce legali dell’industria dei contenuti. Le idee corrono veloci, e i partecipanti alla mailing list prendono seriamente in considerazione l’impiego di una barca telecomandata costantemente al largo, una piattaforma in mare aperto sul modello della succitata Sealand o persino di un apparato satellitare in orbita intorno al pianeta Terra.

Naturalmente il PPI non si nasconde i rischi e le enormi difficoltà che un’impresa del genere porterebbe con sé, senza considerare il fallimento del progetto Sealand-The Pirate Bay che sta lì a fare da monito a non ripetere gli errori e gli eccessi progettuali degli anni passati. I soldi? Dovrebbero essere l’ultimo dei problemi grazie alla ben rodata pratica del crowdsourcing e all’esistenza di servizi specifici come l’onnipresente Kickstarter .

E allora quali sarebbero i rischi peggiori che un’iniziativa di “P2P off-shore” o addirittura “off-planet” si troverebbe ad affrontare? Una piattaforma di file sharing accessibile agli utenti di Internet ha bisogno prima di tutto di connettività, osserva TorrentFreak , e per quanto lontano dalla Terra un satellite o un pallone aerostatico possano andare ci saranno sempre degli “intertubi” che porteranno le connessioni degli utenti terrestri verso i server.

Da incubo poi la prospettiva di cambiare un hard disk su un satellite in orbita nel caso di un improvviso danneggiamento di qualche cluster sui piatti rotanti… Sia come sia, i pirati di PPI non si scoraggiano e discutono: la mailing list è aperta al pubblico e per partecipare basta iscriversi .

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 22 ott 2010
Link copiato negli appunti