Se il web è di pubblico dominio

Se il web è di pubblico dominio

Un sito statunitense di cucina ripubblica arbitrariamente un articolo sull'antica preparazione della torta di mele. Dal web, si giustifica con l'autrice, può essere attinta qualunque cosa
Un sito statunitense di cucina ripubblica arbitrariamente un articolo sull'antica preparazione della torta di mele. Dal web, si giustifica con l'autrice, può essere attinta qualunque cosa

Correva l’anno 2005. Sul sito di ricette Gode Cookery veniva pubblicato un articolo sulle antiche origini di uno dei più classici dolci della tradizione statunitense. A Tale of Two Tarts raccontava così di vari metodi medievali per la preparazione dell’ormai celeberrima apple pie , la torta di mele.

Il 2010 è ora agli sgoccioli. Un amico di Monica Gaudio – l’autrice di A Tale of Two Tarts ha appena scovato online la ripubblicazione dell’articolo, su un altro sito di cucina chiamato Cook’s Source . O meglio, sulla versione web dell’omonima rivista specializzata a stelle e strisce.

Ma c’è un piccolo problema: Monica Gaudio non ha mai sentito nominare una rivista chiamata Cook’s Source . Soprattutto, non ha mai ricevuto alcuna proposta di pubblicazione da parte della sua redazione. L’articolo è stato però pubblicato, con tanto di modifiche rispetto alla versione originale di cinque anni prima.

L’autrice decide quindi di contattare via mail la redazione di Cook’s Source , chiedendo innanzitutto spiegazioni. Monica Gaudio gradirebbe un post di scuse su Facebook – oltre che tra le pagine della rivista – insieme ad una donazione di 130 dollari alla Columbia School of Journalism . L’editor statunitense avrebbe dovuto in pratica pagare 10 centesimi di dollaro per ogni parola contenuta nell’articolo.

Nulla di tutto ciò è stato fatto da Cook’s Source . “Francamente, Monica – si può leggere nel testo di una missiva elettronica poi ripubblicato da Gaudio sul suo blog – il web è da considerarsi di pubblico dominio. Dovrebbe invece essere contenta, dal momento che non abbiamo preso il suo articolo e messo la firma di un altro alla fine”.

C’è di più . L’editor ha sottolineato come l’articolo iniziale fosse in condizioni davvero pessime, bisognoso di svariate correzioni . “Ora è decisamente migliore di prima – si può leggere nel testo – Andrà benissimo per il suo portfolio”. A sorpresa, la rivista ha addirittura spiegato come la stessa Gaudio avrebbe dovuto pagare per tale opportunità.

Un assunto decisamente non gradito dalla valanga di utenti in blu che hanno ricoperto di insulti la rivista nella sua pagina Facebook ufficiale. Qualcuno propone: “Ho una ricetta sullo sterco di cavallo, che ne dite di rubare anche questa?”. Tutto sarebbe possibile, se tutto quello che compare sul web fosse di pubblico dominio.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
5 nov 2010
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