P2P, la lista di RIAA

P2P, la lista di RIAA

25 nemici, 25 avversari, rei di ostacolare la commercializzazione online delle opere musicali coperte da diritti. L'elenco si aggiunge a quello di MPAA: e ora inizia la fase di lobbying sul governo USA
25 nemici, 25 avversari, rei di ostacolare la commercializzazione online delle opere musicali coperte da diritti. L'elenco si aggiunge a quello di MPAA: e ora inizia la fase di lobbying sul governo USA

Identificare tutti quei mercati esteri che non abbiano finora mostrato grande attenzione alla tutela della proprietà intellettuale . Questo l’obiettivo primario di un report di prossima pubblicazione in terra statunitense, redatto presso l’ Office of the United States Trade Representative (USTR).

Un lungo elenco di luoghi fisici e online, che abbiano finora permesso attività illecite come quelle relative alla violazione del copyright. Gli alti vertici di USTR hanno pertanto chiesto ai principali rappresentanti dell’industria a stelle e strisce di stilare una serie di liste, contenenti quelli che sono stati già descritti come notorious market .

Alcuni di questi famigerati mercati della contraffazione e del file sharing selvaggio erano già stati indicati dalla Motion Picture Association of America (MPAA), relativamente alla distribuzione illecita di opere cinematografiche. Una seconda lista è stata ora stilata dalla Recording Industry Association of America (RIAA).

Un più vasto insieme di spazi online – 25 contro i 12 indicati da MPAA – a partire dal motore di ricerca più usato in Cina, Baidu. Per poi proseguire con gli immancabili, da The Pirate Bay a IsoHunt, da Demonoid a RapidShare . Nonostante ad esempio il servizio di hosting tedesco fosse stato già considerato non responsabile delle violazioni da parte dei suoi utenti, sia in patria che in terra statunitense .

Qualcuno ha tuttavia sottolineato come la maggior parte dei siti indicati da RIAA siano dei meri aggregatori di link . Una pratica del tutto legale negli Stati Uniti. Il compito di USTR potrebbe qui essere più difficile: convincere i vari governi a chiudere siti tutelabili dal principio di libera espressione.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 12 nov 2010
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