Canada, la verità sui link diffamatori

Canada, la verità sui link diffamatori

E' da considerarsi diffamatorio o no un collegamento ipertestuale? La Corte Suprema dovrà tra pochi giorni sentenziare sulla questione. La decisione rappresenta un passo fondamentale per la libertà di espressione in Rete
E' da considerarsi diffamatorio o no un collegamento ipertestuale? La Corte Suprema dovrà tra pochi giorni sentenziare sulla questione. La decisione rappresenta un passo fondamentale per la libertà di espressione in Rete

“Se perdo non esisterà più Internet in Canada”. Sono le parole di Jon Newton, editore di p2pnet , che in questi giorni dovrà presentarsi davanti alla Corte Suprema Canadese che avrà da esaminare una questione cruciale per la libertà di espressione in Rete: può un collegamento ipertestuale essere considerato diffamatorio?

La vicenda che vede implicato Newton risale al 2008 , quando un esponente del Green Party canadese, Wayne Crookes, aveva accusato alcuni siti internet, tra i quali MySPpace , Wikipedia , Yahoo! e infine di p2pnet per aver inserito alcuni collegamenti ipertestuali ritenuti diffamatori nei confronti di sé e della sua immagine pubblica. In particolare Crookes aveva additato l’ editor di p2pnet come responsabile della diffamazione nei suoi riguardi, per aver pubblicato un articolo, un pezzo letto da poco meno di 2000 persone, nel quale si facevano dei richiami ipertestuali ad articoli provenienti dal sito openpolitic.ca .

Il politico aveva invitato il giornalista a rimuovere il collegamento ipertestuale ma Newton si era rifiutato di farlo. Scrivendo da anni su argomenti inerenti la libertà di espressione, il rifiuto ad eliminare il link era – come più volte dichiarato da Newton – l’unica cosa che poteva fare. Il disobbedire di Newton ha fatto scatenare un intensa battaglia legale che nei mesi a seguire ha destato l’attenzione di cittadini, giornali, professionisti del settore editoriale, esperti di politica e internet. Il giudice chiamato a decidere in merito alla questione aveva sentenziato che un link era da “considerarsi alla stregua di una nota a piè di pagina o come un consiglio per approfondire alcuni aspetti dell’argomento di cui si stava parlando”. Dunque, non avendo il giornalista espresso una propria opinione sull’argomento o nei confronti della personalità del politico, non si poteva considerare come atto diffamatorio.

Non soddisfatto, Crookes aveva deciso di contestare la sentenza del giudice e ha sottoposto la vicenda all’attenzione della Corte Suprema . In particolare, “l’avvento di Internet – per usare le parole degli avvocati di Crookers – ha facilitato la manifestazione di un pensiero e la comunicazione su una scala senza precedenti, e di conseguenza il potenziale e la facilità con la quale la reputazione di una persona può essere danneggiato è esponenzialmente cresciuto”. Di contro, il giornalista, nel corso di questi anni, si è sempre difeso dichiarando che “la capacità di riferirsi a qualcosa, collegandolo, è fondamentale per Internet in quanto senza di essa la Rete diventerebbe un vuoto, un buco nero nel cyberspazio”.

I giudici della Corte Suprema sono chiamati a pronunciarsi , per la prima volta, sulla responsabilità che gli utenti della Rete hanno nell’inserire collegamenti ipertestuali . Successivamente, sono stati numerosi gli interrogativi riguardanti come valutare i link agli articoli. Il dilemma sta nel capire se essi debbano considerarsi come suggerimenti per andare a leggere il pezzo in questione o se si tratta semplicemente di note bibliografiche. In merito a ciò è intervenuta la Canadian Internet Policy and Public Interest Clinic (CIPPIC), che ha sostenuto che un collegamento ipertestuale serve semplicemente per “identificare la posizione della fonte dell’informazione che si trova in una posizione diversa e indipendente da quella che si sta leggendo. Non si tratta di un invito a leggere il pezzo linkato”.
La vicenda è molto delicata e il compito dei giudici sarà molto arduo in quanto una ipotetica decisione in favore di Crookes potrebbe avere effetti potenzialmente disastrosi sugli interessi commerciali delle numerose aziende in gioco.

È di certo molto importante da valutare, così come ha sottolineato la Corte d’Appello della British Columbia , una serie di fattori: l’importanza del collegamento, le parole antecedenti al collegamento usate dal giornalista per invitare a leggerlo, il tipo di informazione trovata nei link, e altro ancora.

Raffaella Gargiulo

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Pubblicato il
7 dic 2010
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