Agcom non entra nel Tubo

Agcom non entra nel Tubo

Interrogato alla Camera, il ministro Elio Vito ha sottolineato come siti web e servizi di UGC siano da ritenersi esclusi dalle norme emesse a fine anno dall'Authority. Piattaforme come YouTube non selezionano ex-ante i contenuti
Interrogato alla Camera, il ministro Elio Vito ha sottolineato come siti web e servizi di UGC siano da ritenersi esclusi dalle norme emesse a fine anno dall'Authority. Piattaforme come YouTube non selezionano ex-ante i contenuti

A chiarirlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito: i siti web di natura privata, i motori di ricerca e più in generale tutti quei servizi basati su contenuti generati dagli utenti (UGC, user generated content ) sono da ritenersi esclusi dalle norme varate allo scadere del 2010 dai commissari Agcom .

Piattaforme come YouTube e Dailymotion non saranno così assoggettabili al nuovo regolamento sui servizi media audiovisivi a richiesta, emesso dall’Authority per interpretare il mandato dall’allora viceministro Romani in materia di regolamentazione dei video online e delle web-radio.

Il ministro Vito ha così risposto ad un’interrogazione alla Camera di Flavia Perina (Fli), preoccupata che la censura possa colpire quei siti con contenuti audiovisivi, una volta equiparati ai palinsesti delle TV tradizionali . Almeno secondo le due delibere Agcom numero 606 e 607.

E Vito ha sottolineato come i siti che non selezionano ex-ante i contenuti generati dagli utenti, ma effettuano una mera classificazione dei contenuti stessi , non rientrino nel campo di applicazione della norma. “Tranne nel caso – precisa – in cui sussistano congiuntamente sia la responsabilità editoriale che lo sfruttamento economico”.

Soddisfatta Flavia Perina: “Vito ha espressamente escluso l’assoggettabilità di YouTube, Vimeo e Dailymotion alla nuova regolamentazione. Un’interpretazione opposta avrebbe conseguenze molto pesanti per lo sviluppo della Rete nel nostro paese, sia in termini di libertà degli utenti che degli operatori, che potrebbero trovare non più profittevole la loro presenza in Italia”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
13 gen 2011
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