Massì, vendiamo violenza ai minori

Massì, vendiamo violenza ai minori

di L. Assenti - Questo il senso di una decisione che rende incostituzionale in Missouri una legge che impediva la vendita di videogiochi violenti ai minori senza il consenso dei genitori. Libertà di espressione o di business selvaggio?
di L. Assenti - Questo il senso di una decisione che rende incostituzionale in Missouri una legge che impediva la vendita di videogiochi violenti ai minori senza il consenso dei genitori. Libertà di espressione o di business selvaggio?


Roma – Fa davvero riflettere la sentenza di un tribunale federale statunitense che ha dichiarato illegale una legge del Missouri su videogiochi e violenza che era ispirata, per una volta, al buon senso.

Già, perché se appare intollerabile la censura tout-court richiesta da più parti sulla vendita di games che contengono materiali violenti o destinati a sollevare le ire dei benpensanti, appare ancora più intollerabile che si consideri secondario il parere dei genitori quando l’utente è un minore.

La legge del Missouri vietava di vendere, affittare o comunque mettere a disposizione videogiochi ai minori senza il consenso di un genitore o di un tutore. Secondo IDSA , che raggruppa molti dei principali produttori di videogiochi e che si è battuta come un leone in questo frangente, la sentenza di incostituzionalità rappresenta una grande vittoria contro la censura e apre le porte alla contestazione di analoghe leggi che, non solo negli USA, prendono di mira questo genere di videogame.

Sul piano formale i giudici hanno senz’altro agito con accortezza. A loro parere, infatti, se certe rappresentazioni artistiche, quadri, poesie, fotografie ecc, sono protetti dal Primo Emendamento, che garantisce la libertà di espressione, allora questo deve valere anche per i videogiochi. “Non vediamo alcuna ragione – hanno spiegato i magistrati – per le quali le immagini, il design grafico, i suoni, la musica e le storie presenti nei videogiochi non dovrebbero essere protette allo stesso modo. Il solo fatto che tutto questo appaia in un medium nuovo non ha conseguenze legali”.

Non si sono fermati qui. Hanno anche spiegato che “se noi si ritenga l’avvento di questi videogiochi un valore o meno per la società è irrilevante. Guidati dal Primo Emendamento, dobbiamo riconoscere che godono della stessa libertà di espressione come la migliore letteratura”.

Per IDSA la decisione “manda un segnale importante al governo, quello secondo cui gli sforzi per regolamentare l’accesso dei consumatori ai contenuti della creatività e dell’espressione nei videogiochi non saranno tollerati”.

Ma la legge del Missouri non vietava la vendita dei videogiochi, ne ordinava solo la sottoposizione al parere dei genitori quando e solo quando questi venissero messi in mano ai più piccoli. Ed è difficile accettare che il parere di un genitore su ciò che un figlio può o non può fare possa essere considerato incostituzionale.

Complimenti ad IDSA.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il
6 giu 2003
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