Google Native Client si rifà il trucco

Google Native Client si rifà il trucco

Aggiornamento della tecnologia sandbox spinta da Mountain View, che consente di eseguire codice nativo x86 direttamente dal browser
Aggiornamento della tecnologia sandbox spinta da Mountain View, che consente di eseguire codice nativo x86 direttamente dal browser

Si torna a parlare di Native Client , la tecnologia open source proposta da Google che permette di eseguire codice in C/C ++ direttamente all’interno del browser. I tecnici di Mountain View hanno appena dato una svecchiata al software development kit dello strumento che ora consente di utilizzare ulteriori API per creare le applicazioni web.

Per il momento la tecnologia può essere usata solo nella versione di sviluppo ma da venerdì scorso i programmatori possono sperimentare le ulteriori possibilità del nuovo SDK chiamato “Arctic Sea” che, stando alle dichiarazioni della release note, è anche molto più stabile del precedente. Il test dei propri applicativi Native Client richiede la presenza del software Chrome 10 .

Con l’ultimo aggiornamento rilasciato Native Client completa la migrazione verso la nuova API per i plug-in internet chiamata Pepper (PPAPI). Questa evoluzione “blindata” delle vecchie API Netscape plug-in (NPAPI) semplifica lo sviluppo di componenti extra, come Chrome PDF Viewer, in grado di girare all’interno di una sandbox.

Nei prossimi mesi Google integrerà altri set di strumenti per la grafica 3D, il file storage, il peer-to-peer e il protocollo di comunicazione bidirezionale WebSockets . L’azienda sta lavorando anche per implementare il supporto alle librerie Dynamic Shared Objects (DSO) che servono per il caricamento dei moduli esterni.

Roberto Pulito

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Pubblicato il 22 feb 2011
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