Bugbear? L'avvento dell'utonto

Bugbear? L'avvento dell'utonto

Ne parla un lettore, perplesso per la diffusione di un worm che avrebbe potuto essere bloccato fin dall'inizio se solo agli utenti Internet, quando si collegano la prima volta, fossero spiegate due o tre cose fondamentali
Ne parla un lettore, perplesso per la diffusione di un worm che avrebbe potuto essere bloccato fin dall'inizio se solo agli utenti Internet, quando si collegano la prima volta, fossero spiegate due o tre cose fondamentali


Roma – Gentile redazione di Punto Informatico, vi scrivo perché sono assai perplesso dal fatto che ovunque leggo, anche sul vostro impareggiabile sito, che si sta diffondendo dappertutto e rapidamente il nuovo worm Bugbear.B.

La mia perplessità non è dovuta al fatto in sé, perché anch’io come credo tutti in questi giorni ho ricevuto non pochi messaggi infetti, e questo fa pensare che effettivamente siano tanti i “ripetitori inconsapevoli” del virus, quanto alla rapidità con cui un worm vecchio si sta diffondendo.

Questo worm infatti si attiva in due modi. Il primo è quando un utente del tutto inconsapevole di cosa sta facendo apre il messaggio che gli arriva sul proprio client di posta elettronica (Outlook o Outlook Express mi dicono) e ancora più inconsapevolmente (e incredibilmente!!) clicca sul file allegato per aprirlo e lanciare il worm. Il secondo è quando l’utente semplicemente non ha mai pensato di aggiornare il proprio software, è rimasto a versioni vecchie di due anni, non ha mai applicato una patch e si ritrova dunque con Bugbear.B o altri virus perché magari visualizza l’anteprima dei messaggi.

In entrambi i casi abbiamo un tipo di utente che rappresenta ormai una parte consistente della popolazione della rete (passatemi questa definizione). Dico “ormai” perché non sono più i tempi in cui in rete eravamo quattro gatti e queste cose succedevano molto più di rado e con conseguenze molto più contenute.

Ma in entrambi i casi abbiamo anche un utente che non è solo colpito da Bugbear.B ma è sicuramente colpito anche da un sacco di altri virus. Se negli ultimi due anni non ha aggiornato niente del proprio parco software di sicuro da molto tempo diffonde cose come Klez, Sircam e via dicendo senza neppure saperlo. Se invece è un utente che clicca su tutto quello che gli arriva via posta, allora avrà il computer invaso e spedirà virus a tutti quelli che conosce e a tanti che non conosce affatto. In ogni caso è il responsabile di quella sequela di email infette che arrivano nelle inbox di tutti noi e fanno a gara con lo spam per intasarle.

Non sono uno di quelli che accusano i software, che cambiano e si evolvono, ma l’uso che se ne fa. Sono sempre più convinto che per essere un utente Internet non basti volerlo, non basti comprare un computer “Internet-ready” (come dicono ormai tutti i negozianti qui a Milano) né possedere un modem e magari l’ADSL. Per essere un utente Internet ci vuole un minimo di consapevolezza, occorre sapere che siamo tutti parte di una Grande Rete di cui siamo ciascuno un piccolo “nodo” e che se inquiniamo questo nodo inquiniamo la Rete. E mi chiedo, perplesso ancora una volta, perché ai provider sia consentito di vendere connettività e magari pure a banda larga senza spendere una parola su cose dimenticate come la Netiquette.

Ci vuol tanto a fare un po’ di cultura?

Manlio C.

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Pubblicato il
9 giu 2003
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