Un raggio traente per la nano-manipolazione

Un raggio traente per la nano-manipolazione

Una ricerca cinese ipotizza la possibilità di realizzare un raggio traente per la manipolazione di particelle. Gli scienziati definiscono l'idea affascinante, ammesso che si trovi il modo di metterla in pratica
Una ricerca cinese ipotizza la possibilità di realizzare un raggio traente per la manipolazione di particelle. Gli scienziati definiscono l'idea affascinante, ammesso che si trovi il modo di metterla in pratica

Dopo il raggio traente realizzato presso la Australian National University , ora anche la ricerca asiatica sperimenta con un’idea tipica della fantascienza classica: il nuovo studio, realizzato da ricercatori cinesi e di Hong Kong in attesa di essere visionato per la pubblicazione sulle riviste specializzate, ha però la diversa finalità di fornire uno strumento di “nano-manipolazione” piuttosto che un sistema per spostare o attrarre oggetti a distanza.

Alla base del nuovo sistema traente asiatico c’è l’impiego del raggio Bessel al posto di un raggio laser tradizionale, un tipo di radiazione elettromagnetica dotato di un pattern ben preciso di picchi e solchi che i ricercatori descrivono come simile alle increspature prodotte da un sasso lanciato in uno specchio d’acqua.

“Sparando” un raggio Bessel in maniera angolata piuttosto che frontalmente rispetto al bersaglio, spiega lo studio, e possibile interferire con gli atomi del bersaglio spingendolo indietro verso la fonte del raggio come un vero e proprio “raggio traente”.

Gli autori dello studio spiegano che attraverso il loro metodo “la luce può effettivamente attirare una particella”, e che il loro approccio “può aprire nuove strade per la micromanipolazione ottica, i cui tipici esempi includono il trasporto di una particella al contrario su una lunga distanza e la selezione delle particelle”.

Il mondo accademico guarda allo studio con interesse: Ortwin Hess, professore presso l’Imperial College di Londra, definisce il lavoro come “affascinante”, “un ottimo inizio” ma sottolinea la necessità di testare nella pratica il principio formulato dai ricercatori asiatici .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
3 mar 2011
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