Android, il re degli smartphone USA

Android, il re degli smartphone USA

Il sistema operativo di Google finisce in testa alla classifica nel nuovo studio Nielsen. Che però avverte: la frammentazione del mercato mette Apple e RIM in una posizione migliore
Il sistema operativo di Google finisce in testa alla classifica nel nuovo studio Nielsen. Che però avverte: la frammentazione del mercato mette Apple e RIM in una posizione migliore

I nuovi dati messi insieme dalla società di ricerca Nielsen fotografano le mutate (e mutanti) condizioni dell’effervescente mercato statunitense degli smartphone evoluti: Android si classifica in prima posizione seguito da Apple, RIM e tutti gli altri , ma l’apparente posizione di forza dell’OS di Google nasconde una debolezza derivante dalla frammentazione della piattaforma su dispositivi differenti, indirizzati a diverse fasce di utenza.

Basata sui dati dei saldi degli abbonamenti cellulari nel periodo novembre 2010-gennaio 2011, la ricerca Nielsen assegna ad Android il 29 per cento del mercato suddividendolo tra i produttori HTC (12 per cento), Motorola (10), Samsung (5 per cento) e altri (2 per cento).

Subito dopo Android seguono iOS di Apple e RIM alla pari con il 27 per cento di market share , seguiti a loro volta da Microsoft Windows Mobile/Windows Phone 7 (10 per cento), HP Palm/WebOS (4 per cento), Symbian (2 per cento).

I dati Nielsen spiegano inoltre che la popolarità di Android è maggiore tra le giovani generazioni, in particolare tra gli utenti compresi tra i 18 e i 24 anni di età. Nielsen avverte però che non tutto è oro quello che luccica nel dorato mondo mobile di Google, e a una indubbia predominanza di mercato corrisponde una debolezza altrettanto evidente e importante.

Se Apple e RIM arrivano seconde dietro Android, spiega Nielsen, il loro stringente controllo sia sull’hardware che sul software della rispettiva piattaforma le mette in una posizione di forza che Google non potrà mai sperare di ottenere a causa della frammentazione del sistema operativo androide .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 mar 2011
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