Telecom Italia, cambi al vertice

Telecom Italia, cambi al vertice

Bernabé resta al timone ma da presidente. Luciani e Patuano capi area. Ma il primo finisce iscritto nel registro degli indagati per un caso di false schede SIM durante la gestione Ruggero
Bernabé resta al timone ma da presidente. Luciani e Patuano capi area. Ma il primo finisce iscritto nel registro degli indagati per un caso di false schede SIM durante la gestione Ruggero

Gli azionisti Telecom hanno raggiunto un accordo sulla nuova governance aziendale, confermando la linea dirigenziale all’insegna della stabilità ed affidando la presidenza esecutiva a colui che finora era l’amministratore delegato: Franco Berbabé.

A decidere le nuove nomine sono stati i grandi soci di Telco (la holding che controlla Telecom Italia), Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telefonica, titolari del 22,44 percento del capitale.

Nel ruolo di amministratore delegato dovrebbe subentrare Marco Patuano che avrà la responsabilità del mercato italiano. Luca Luciani, noto online per una gaffe su Waterloo (confusa con Austerlitz) e Napoleone, diventerebbe direttore generale e avrebbe competenza del mercato sudamericano. Al neo-presidente del gruppo, invece, faranno capo le decisioni strategiche e finanziarie, nonché le operazioni straordinarie, in quella che sembra connottarsi come una presidenza forte, con Bernabè uscito rafforzato dalla nomina nel nuovo ruolo. Una conferma che non era affatto scontata date le opposizioni che aveva dovuto fronteggiare, come quella del presidente del Consiglio che avrebbe gradito poco l’autonomia del manager in questioni chiave come lo scorporo della rete, la vendita delle attività argentine o il rilancio de La7, o le correnti interne alternative che promuovevano altri manager per la carica.

Accennando alle opposizioni più forti, d’altronde, Bernabé aveva detto (per alcuni riferendosi a Mediobanca dove siede il suo predecessore Marco Tronchetti Provera) “ai salotti buoni preferisco i salotti dove si guardano gli interessi degli azionisti”.

Bernabé si era presentato al convegno dell’ Asati , l’associazione che riunisce i piccoli azionisti del gruppo, con la volontà di sventolare il concetto di continuità e di quanto da lui fatto in questi ultimi anni. In particolare, Bernabé ha detto che il gruppo “ha bisogno di stabilità perché di instabilità ne ha avuta fin troppa. Oggi servono risultati non clamorosi ma continuativi. Telecom non ha bisogno di fuochi di artificio ma di una prospettiva in cui gradualmente continueremo a migliorare, crescere, sviluppare”.

In quella sede ha inoltre parlato di un notevole sforzo per rientrare del debito, il tutto con “un enorme sforzo gestionale sui costi” con tagli per 4 miliardi e con la cessione di partecipazioni in Francia, Germania e Cuba, mercati definiti con “nessuna possibilità di crescere”.

Questa serie di tagli hanno permesso, secondo il prossimo presidente, di aumentare la competitività dell’azienda perché “è stato trasferito integralmente ai consumatori e ciò ha portato a una riduzione dei prezzi del 25 percento solo nell’ultimo anno e a un aumento dei volumi dello stesso livello” nel settore mobile.

Ai vertici seguiranno le nomine dei nuovi membri del consiglio d’amministrazione. Il presidente uscente Gabriele Galateri sembra destinato a essere riconfermato in CDA.

Nessuna nomina si può dare tuttavia per scontata: Franco Lombardi, presidente di Asati, è intervenuto sulla questione del nuovo organigramma auspicando che “i nomi che saranno inseriti nelle prossime liste del cda di Telecom e i successivi top manager indicati per la gestione operativa della società non corrispondano ai nominativi che potrebbero essere chiamati in tempi brevi dalla magistratura per riferire quel che sanno in ordine ad alcuni dei fatti illeciti più gravi della recente storia di Telecom Italia, in Sud America come in Italia”.

A non piacere a Lombardi era il rischio che poi fatalmente si è avverato : che la nomina di Luca Luciani potesse cioè coincidere con la sua iscrizione nel registro degli indagati nell’inchiesta coordinata dal PM milanese Alfredo Robledo, per un giro di carte SIM intestate a identità fittizie e ricaricate con pochi euro per pompare artificialmente la quota di mercato dell’azienda. Oltre a Luciani, indagato l’ex-AD Riccardo Ruggiero.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 mar 2011
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