L'industria occidentale per l'acquisto responsabile dei minerali

L'industria occidentale per l'acquisto responsabile dei minerali

Una normativa impone il blocco alle importazioni di materie prime per l'elettronica dall'Africa centrale. Obiettivi: far distinguere un mercato legale da uno illegale ed evitare che si foraggino conflitti sanguinari
Una normativa impone il blocco alle importazioni di materie prime per l'elettronica dall'Africa centrale. Obiettivi: far distinguere un mercato legale da uno illegale ed evitare che si foraggino conflitti sanguinari

Nuove norme relative ai componenti elettronici sono state previste per arginare l’acquisto di minerali che potrebbero finanziare le guerre in aree di conflitto , come in Africa centrale. Il provvedimento è entrato in vigore venerdì scorso e i regolamenti sono stati sviluppati dall’ Electronic Industry Citizenship Coalition e Global e-Sustainability Initiative di Bruxelles, organismo che rappresenta le imprese di elettronica, tra cui Intel e Apple, e mira ad impostare degli standard di condotta su questioni quali il lavoro, l’ambiente e l’etica nelle questioni di approvigionamento.

Le regole di blocco alle importazioni valgono per tutte le aziende leader nel settore hitech come Apple, HP e Research in Motion, le quali non potranno più utilizzare nè acquistare i minerali come coltan e tantalio provenienti da aree di conflitto africane, a meno che gli esportatori possano dimostrare che tali materie prime provengono da fonti che non contribuiscono al conflitto nella Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo è quello di limitare i conflitti dovuti al controllo delle materie prime. Il blocco alle importazioni, nato da un’iniziativa di gruppi industriali sia negli USA sia un Europa, potrebbe influenzare il lavoro di circa 200mila minatori indipendenti solo in Congo, e molti altri nei paesi limitrofri.

Il governo ha lavorato con vari gruppi industriali, con l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo e con le Nazioni Unite al fine di sviluppare analisi e programmi ben mirati per tentare di risolvere il problema. Sebbene vi sia stato un certo successo nell’allontanamento di gruppi armati dal commercio dei minerali, i soldati congolesi – secondo il Ministero delle Miniere – sono ancora coinvolti nel contrabbando di minerali ad est del Paese. Il presidente Joseph Kabila ha dichiarato che tra gli obiettivi nel settore vi è quello di sostituire l’estrazione artigianale con operazioni di dimensioni industriale per migliorare le entrate del governo, e porre fine sia alle difficili condizioni di lavoro dei tanti minatori sia per eliminare le violazioni di diritti umani che tali lavoratori indipendenti subiscono abitualmente.

Il Congo, che è stato devastato da conflitti, fornisce circa il 5 per cento di stagno del mondo ed è tra i quattro paesi dell’Africa centrale che producono tra il 12,5 e il 14 per cento del tantalio mondiale, utilizzato dall’industria ICT. Le fonderie che estraggono ferro e rame hanno riferito che hanno smesso di comprare i minerali da parte degli esportatori a Goma, che è il centro del commercio di stagno in Africa e ha riserve significative di coltan, tungsteno e oro quasi tutti estratti da scavatori indipendenti. Dunque, le aziende minerarie hanno dichiarato di aver iniziato a conformarsi alle nuove norme.

L’Africa centrale rappresenta però solo una zona del mondo in cui si estraggono materie prime per l’elettronica, compresi quelli prodotti per Apple. Al contempo molti sarebbero gli acquirenti comunque disposti a comprare le risorse minerarie centrafricane come ad esempio Cina, Corea e altri paesi asiatici. Dunque, ci sarebbe il rischio che comunque tali minerali entrino negli Stati Uniti o in Europa per altre vie.

Raffaella Gargiulo

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Pubblicato il
4 apr 2011
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