DDoS, l'arresto e la beffa

DDoS, l'arresto e la beffa

Uomo condannato a due anni di prigione perché aveva cercato di farsi giustizia da sé per evitare che le foto che ne ritraevano il mancato incontro con un'amante virtuale inesistente fossero divulgate
Uomo condannato a due anni di prigione perché aveva cercato di farsi giustizia da sé per evitare che le foto che ne ritraevano il mancato incontro con un'amante virtuale inesistente fossero divulgate

Il programmatore 48enne Bruce Raisley è stato condannato a due anni di prigione e tre di libertà vigilata in quanto responsabile dell’attacco informatico di tipo DDoS volto a compromettere la stabilità dei siti che avevano divulgato la notizia della sua infelice scappatella d’amore con un’amante virtuale impersonata da un suo nemico. Dovrà risarcire i siti colpiti per più di 90mila dollari.

Una condanna per DDoS non è di per sé una novità, né la pena inflitta, dal momento che l’uomo rischiava fino 10 anni e un’ammenda di 250mila dollari.
Tutto nasce nel 2006 dall’alterco avuto da Raisley con Xavier Von Erck, leader di Perverted Jutice , gruppo che ritiene proprio dovere combattere la pedofilia online. I membri si spacciano per dei minori e si manifestano anche in tv nella trasmissione televisiva To Catch a Predator , che mostra proprio la cattura dei predatori sessuali.

Lo scontro tra i due ha avuto origine quando Raisley, allora volontario del gruppo, ha espresso dubbi circa le modalità di caccia adottate . Il tutto è però velocemente degenerato: Von Erck si è spacciato online per una donna di nome “Holly” e ha intrecciato una relazione erotico/sentimentale con Raisley, arrivando al punto di spingere l’uomo a lasciare la moglie perché innamorato dell’altra conosciuta online, prendere un aereo ed attenderla speranzoso con un mazzo di fiori all’aeroporto di Little Rock in Arkansas. Ad attenderlo, tuttavia, solo un pugno di mosche e la beffa di essere ritratto da un fotografo ingaggiato da Von Erck, il quale non si è accontentato e si è premurato di diffondere online tutto il materiale raccolto, foto e email compromettenti, esponendo al pubblico ludibrio la mesta figura di Raisley che ha finito per perdere moglie, lavoro e affidamento del figlio .

Per evitare le conseguenze e le beffe del danno ormai compiuto, l’uomo ha cercato di fermare la diffusione del materiale, ma per farlo ha deciso di ricorrere alla giustizia personale, all’attacco informatico : attraverso l’utilizzo di 100mila computer infetti ha lanciato una serie di attacchi DDoS contro i siti che ospitavano il resoconto della sua umiliazione. Tra questi la rivista Rolling Stone, il sito di Corrupted Justice e quello del Rick Ross Institute , organizzazione non profit che si occupa dello studio di culti, gruppi e movimenti controversi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
19 apr 2011
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