Google, colpevole per aver usato Linux

Google, colpevole per aver usato Linux

Una giuria texana condanna Mountain View per infrazione di brevetto. La colpa? Aver utilizzato diverse versioni di Linux sui server di back-end. Google commenta: è come una strada con pedaggio
Una giuria texana condanna Mountain View per infrazione di brevetto. La colpa? Aver utilizzato diverse versioni di Linux sui server di back-end. Google commenta: è come una strada con pedaggio

Una giuria texana ha condannato Google per infrazione di brevetto e ha sentenziato l’obbligo di corrispondere 5 milioni di dollari a Bedrock Computer Technologies , società (anch’essa texana) che nel 2006 ha trascinato in tribunale non solo Google ma anche Yahoo!, Amazon, PayPal, AOL e altri grandi gruppi telematici.

Il brevetto contestato da Bedrock CT descrive “un metodo e un apparato per eseguire operazioni di storage e recupero (…) che utilizza la tecnica di hashing assieme al metodo di chaining esterno per la risoluzione dei conflitti”. Google avrebbe in particolare abusato della proprietà intellettuale della società texana utilizzando diverse versioni del kernel del Pinguino su una stessa macchina .

La giuria ha deciso che Mountain View è colpevole di violazione di brevetto perché la società non è stata in grado di provare il contrario, la stessa formula legale che Google mette in discussione assieme a Microsoft nella contesa sulla tecnologia Custom XML attualmente in discussione presso la Corte Suprema degli Stati Uniti.

Interpellata sul risultato della vicenda legale texana, Google non la manda a dire e promette di “continuare a difendersi da attacchi del genere portati contro la community dell’open source”. “La recente esplosione nelle cause legali sulle infrazioni di brevetto sta trasformando la superstrada dell’informazione in una strada con pedaggio – continua Google – obbligando le aziende a spendere milioni e milioni di dollari in difesa di vecchi, discutibili brevetti e sprecando risorse che sarebbero meglio spese investendo in nuove tecnologie per gli utenti e nella creazione di posti di lavoro”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 apr 2011
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