Blogger e Vaticano, la prima volta

Blogger e Vaticano, la prima volta

Ci sono 150 fortunati a discutere del ruolo della Chiesa e dei fedeli in una conversazione digitale. Peccato che, parecchi degli invitati, siano in cerca di guida e non di interlocutori
Ci sono 150 fortunati a discutere del ruolo della Chiesa e dei fedeli in una conversazione digitale. Peccato che, parecchi degli invitati, siano in cerca di guida e non di interlocutori

Nella grande sala di palazzo S.Pio X a pochi metri dal Vaticano, convocati dal Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali per un incontro tra blogger e alte sfere della comunicazione d’Oltretevere, l’impressione è che gli alti prelati siano ben più esperti di Rete e web 2.0 di quanto non lo sia la base di blogger cattolici. Esattamente il contrario di quanto solitamente si vede in Italia quando un’entità statale italiana incontra il mondo della Rete.

Organizzato in due panel (il primo pieno di blogstar del mondo cattolico e il secondo più istituzionale) e affollato da una platea internazionale, il meeting è stato caratterizzato da contributi eterogenei per qualità e modernità delle tesi. “Non si tratta di un incontro di blogger cattolici, anche se molti voi si ispirano ai valori del Vangelo”, come dice in primis l’arcivescovo Celli, quanto di una conversazione sulle possibilità di azione del Vaticano e del mondo cattolico in Rete. Eppure, anche a causa delle domande dal pubblico, per lunghi tratti l’impressione lo stesso è quella di un vademecum del buon blogger cristiano.

È parere delle blogstar, e a giudicare dai copiosi commenti nel flusso Twitter #vbm11 la cosa è condivisa da tutti, che il blogger cattolico possa e debba correggere la cattiva informazione quando le parole del Papa o della Chiesa in generale sono travisate. Lo sottolinea per primo Andres Beltramo, giornalista e blogger messicano: “L’esigenza di informazione oggi come oggi è grandissima e crescente ma soprattutto informazione commentata per i cattolici”, e lo ratificano in molti. A tal proposito si fa via via più centrale nel dibattito il tema della scarsa reperibilità di informazione ufficiale vaticana in Rete, fino a che nel secondo panel arriva una risposta. È l’annuncio di un nuovo portale per l’informazione vaticana, un progetto mastodontico e, apparentemente, molto ben definito.

News.va sarà un aggregatore di informazione e contributi multimediali che esordirà tra qualche mese, del quale sono stati mostrati alcuni screenshot ed è stata fatta una completa descrizione. Thaddeus Jones, il responsabile del progetto, illustra quello che sarà il nuovo strumento fondamentale della comunicazione vaticana. News.va accorperà contributi dall’ufficio stampa, dall’ Osservatore Romano (ora anche in inglese), da Radio Vaticana (che gestisce anche tutta la parte dei flussi video in diretta), dal canale ufficiale YouTube, dagli account Twitter e Flickr, la pagina Facebook e l’ agenzia Fides (che si occupa dei missionari). Tutto presente in una home page disegnata per essere agile e semplice, che di volta in volta presenterà i contenuti attraverso una scelta editoriale non automatica ma umana. Similmente a tutte le altri fonti di informazione moderne, poi, news.va conterrà per ogni articolo o documento tutti i social button del caso.

Il sito arriverà già pronto per iPad, iPhone e sistemi Android, nonostante il player video di Radio Vaticana si basi su Silverlight (ma ha la possibilità di scegliere tra i commenti audio in 21 lingue diverse). Quando qualcuno, anche in relazione alle ultime notizie sul copyright adottato dalla Chiesa, chiede se i contenuti saranno soggetti a licenze Creative Commons, Jones confessa di non sapere di cosa si stia parlando. In seguito arriverà la conferma che non saranno presenti licenze CC ma i contenuti saranno “liberamente utilizzabili da tutti i blogger cattolici che vorranno farne un uso proficuo”.

Se dunque nella Santa Sede sembrano sapere bene come muoversi in Rete, lo stesso non si può dire di tutte le loro blogstar. I relatori d’eccezione oscillano tra qualche benevola proposta al limite del geek, come quella di padre Roderick Vonhogen che ha cominciato a bloggare con un blog su Guerre Stellari e propone di avvicinarsi alle persone a partire dagli interessi, facendo l’esempio delle sue discussioni sullo stato delle riprese del nuovo film su Lo Hobbit (tratto dal libro del grande cattolico Tolkien: “perché non dobbiamo dimenticare che in fin dei conti la fede è un modo di entrare in contatto con le persone”), a quelle più repressive e fuori dal tempo di Elizabeth Scalia, la quale loda la Rete ma ne sottolinea anche gli aspetti peccaminosi: “Un posto di terribili tentazioni per il nostro ego” traboccante di immagini che “possono indurre a pensare che ciò che è disordine sia normale” come nel caso del porno.

C’è anche chi, come François Jeanne-Beylot, sostiene che “Internet è il regno di chi grida più forte”, e propone di “Gridare anche noi e gridare più forte ma con più responsabilità, visto che siamo cattolici”.

Le cose non vanno meglio quando la parola passa al pubblico di blogger invitati. C’è chi chiede come mai il Papa non abbia un suo blog o un suo account Twitter, e ancora una volta la risposta della Santa Sede appare migliore della domanda: “La ricchezza del ruolo del Santo Padre nella chiesa sta nel non dover evangelizzare porta a porta, ma essere il pastore e il maestro universale” risponde padre Lucio Ruiz, direttore tecnico della rete informatica per la Chiesa latinoamericana. “Il papa è il pastore di tutti – prosegue – in ogni momento, non può parlare ai singoli e in un dato momento come farebbe con una mail o Twitter. Dobbiamo tenerne conto quando passiamo al web 2.0. È compito invece dei preti andare di casa in casa”.

C’è anche chi mostra una mentalità più inquisitoria rispetto a quella della Chiesa contemporanea, come il blogger che chiede come difendersi “dai molti attacchi che subiamo in rete” citando il proprio esempio: “io ho aperto una pagina su Facebook per chi non ama le bestemmie e spesso arrivano insulti gratuiti” e auspica “un canale preferenziale con la polizia postale per porre rimedio”.

Non tutti quindi sembrano degli esperti di Internet, e per lunghi tratti la discussione procede su temi e con tesi che il resto della blogosfera ha cominciato ad affrontare anni fa e sui quali è inevitabilmente più avanti. Si tratta della possibilità per i blog di copiare l’informazione dei giornali, del nuovo ruolo dei giornalisti nel momento in cui esistono i blogger, del cambiamento indotto dalle forme di microcomunicazione o dai social network e via dicendo. Alla fine rimane l’amaro in bocca per un evento organizzato con le migliori intenzioni, al quale sono stati invitati esponenti del Vaticano che avevano ben più di una cosa da dire, ma il cui livello è stato abbassato da una platea bisognosa di indicazioni più che in cerca di conversazione.

Gabriele Niola

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Pubblicato il
3 mag 2011
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